Scopriamo l’artigianato del Nord Sardegna attraverso un itinerario tra borghi caratteristici, cultura antica, manufatti preziosi e tradizioni magiche.

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Dire che la Sardegna è un’isola magica sembra la solita frase fatta. In realtà, qui ogni cosa è davvero impregnata di una cultura millenaria. Più o meno celata, essa è arrivata fino a noi e sopravvive nei riti scaramantici, nel folklore, negli usi e costumi e in momenti solenni a cui la comunità è molto legata. Se visiterai quest’isola, nei suoi negozi di artigianato troverai molti oggetti di cui comprenderai il significato solo leggendo questo articolo.

Gioielli, coltelli e costumi tipici derivano da una tradizione antica, a volte antichissima, che spesso si fonde con la magia che rivive nelle feste popolari. Ecco come mai un oggetto di artigianato sardo non è solo un oggetto: perché ha una storia affascinante da raccontare e una simbologia tutta sua. Abbiamo creato per te un itinerario in 7 tappe fra borghi e città del Nord Sardegna alla scoperta del meglio dell’artigianato locale.

7. Artigianato Nord Sardegna, Castelsardo: i gioielli in filigrana creati dalle fate

Artigianato Nord Sardegna: fede sarda

Iniziamo il nostro itinerario da Castelsardo, uno dei borghi più belli del Nord Sardegna. Il paese appare all’improvviso mentre si percorrono le curve della litoranea, con le case che scendono dolcemente verso il mare e, in cima, il Castello dei Doria. È uno dei centri del Nord Sardegna più ricchi di negozi che vendono artigianato proveniente da tutta l’isola, ma è sicuramente anche uno dei punti di riferimento per l’arte orafa sarda.

Un’antica leggenda, ambientata in epoca nuragica, narra che piccole fate chiamate Janas forgiavano gioielli dalle trame delicate e preziose intrecciando un sottile filo d’oro: la filigrana. Sotto la fioca luce della luna, nascoste nelle loro 'Domus' scavate nella roccia, queste creature lavoravano instancabili ai loro telai realizzando oggetti magici dal valore sacro. Il più famoso fra questi è senza dubbio la fede sarda, anello che veniva regalato dall’uomo alla sua amata e che aveva il potere di tenere unita la coppia per tutta la vita. Le piccole sfere con cui è decorato rappresentano i chicchi di grano e simboleggiano un augurio di buon auspicio per il futuro.

6. Castelsardo e Sennori: i cestini sardi della cultura agropastorale

Artigianato Nord Sardegna: i cestini

L’arte dell’intreccio delle fibre vegetali appartiene agli usi e costumi della Sardegna fin dalla preistoria e, in vari paesi dell’isola, essa viene ancora praticata e tramandata di generazione in generazione. Custodi di quest’arte sono le donne, che si dedicano alla creazione di cestini di ogni forma (canestri, pòntine e corbule) generalmente lavorati a spirale e abbelliti con decori coloratissimi. Questi oggetti sono eredità della cultura agropastorale sarda e la loro forma variava in base alla funzione, ma solitamente venivano utilizzati per conservare alimenti come pane e formaggio.

Fra i paesi del Nord Sardegna dove quest’arte viene ancora praticata citiamo Sennori e Castelsardo, entrambi in provincia di Sassari. Castelsardo, in particolare, è nota per i suoi cestini realizzati rigorosamente a mano, tanto che all’antica Arte dell’Intreccio è dedicato il Museo dell’Intreccio Mediterraneo all’interno del Castello dei Doria. Oggi i cestini di Castelsardo sono fatti con la rafia in quanto l’originale palma nana rientra tra le specie protette, mentre i cestini di Sennori sono realizzati utilizzando l’asfodelo.

Il cestino sardo è un vero e proprio simbolo che unisce l'intera isola, tanto da essere stato scelto come logo ufficiale di Salude & Trigu, la rassegna di eventi culturali e folkloristici promossa dalla Camera di Commercio di Sassari che rende la Sardegna una destinazione imperdibile tutto l'anno, alla scoperta della sua anima più pura tra entroterra, borghi costieri e antichissime tradizioni.

5. Pattada: il coltello sardo per eccellenza

Artigianato Nord Sardegna: i coltelli di Pattada

Pattada è un paesino sulle alture del Logudoro famoso per la produzione di esclusivi coltelli a serramanico chiamati “resolza pattadesa”, ambiti dai collezionisti di tutto il mondo. L’antenato di questo coltello (sa leppa de chintu) fa parte degli accessori tradizionali dei sardi da sempre, tanto che le prime testimonianze della sua esistenza sono state rinvenute nei bronzetti della civiltà nuragica (tra la media età del bronzo e l’età del ferro).

Popolo dedito alla caccia e alla guerra, pastori e allevatori, abili forgiatori, portavano con sé il coltello anche come compagno fedele nei duelli e nelle regolazioni di conti. Ma esso ha un ruolo anche negli usi e costumi degli antichi fidanzamenti sardi: quando l’uomo regalava alla donna il tipico anello “maninfide”, lei contraccambiava donandogli un coltello dal manico in corno di muflone o di osso. Nel tempo la leppa de chintu ha ridotto le sue dimensioni diventando il coltello a serramanico sardo come lo conosciamo oggi, ma resta ancora perfetta per la caccia, per l’intaglio del legno e del sughero o per tagliare il cibo.

La resolza (o arresoya) è un vero e proprio manufatto artistico che maestri artigiani realizzano con l’impugnatura in materiali diversi come corno, legno intagliato, metalli preziosi o osso. La resolza pattadesa porta il marchio DOCG, è caratterizzata da un manico costituito da due parti in corno unite da un’anima centrale in acciaio, ha una lama a forma di foglia di mirto lunga 12 centimetri e i suoi modelli più comuni misurano da aperti poco più di 20 centimetri.

4. Ittiri: il fascino dei costumi tradizionali sardi

In Sardegna quasi ogni paese e ogni città hanno il proprio abito tradizionale. Se ne contano più di 400 modelli diversi, ma quello di Ittiri, in provincia di Sassari, è fra i più belli dell’intera isola. Questi costumi sono indumenti preziosi, affascinanti testimoni della storia di una terra baciata dal sole, i quali indicavano sia il luogo di provenienza che il ceto sociale di chi li indossava. Sono realizzati con stoffe pregiate (come seta e broccato), impreziosite con elaborati ricami e con “sas prendas”, i tradizionali gioielli sardi. Essi erano spesso considerati dei veri e propri amuleti dai poteri magici e religiosi e venivano tramandati di generazione in generazione. Esistono poi diverse varianti degli abiti: quella quotidiana, quella da gala o nuziale, quella da lutto.

Oggi possiamo vederli sfilare in tutta la loro bellezza nelle feste popolari e, anche se sono diversi tra loro, hanno delle caratteristiche comuni. Il costume femminile prevede sempre un velo, uno scialle o una cappa, gonna lunga e grembiule ricamato. Gli uomini invece indossano la “berrita” (il tradizionale copricapo scuro), “le ragas” (un gonnellino nero corto plissettato) con sotto i pantaloni di lino bianco e scaldamuscoli di lana nera non trattata di pecora.

Ittiri è uno dei centri dell’isola in cui ancora oggi alcune anziane signore vestono quotidianamente il costume del paese come si faceva una volta, anche se un po’ aggiornato rispetto a quello classico. La particolarità che rende l’abito tradizionale femminile di Ittiri così bello è il suo prezioso corredo di gioielli, fra cui spicca la maestosa bottoniera composta da venti bottoni in filigrana d’argento.

I modi migliori per scoprire tutto il fascino dei costumi sardi sono visitare il Museo del Costume di Nuoro e partecipare alle feste tradizionali, dove spesso essi sono protagonisti di sfilate o balli. Proprio ad Ittiri si svolge la Folk Festa, uno degli eventi più affascinanti del Nord Sardegna: esso fa parte del progetto Salude & Trigu della Camera di Commercio di Sassari e unisce, attraverso la tipicità del costume tradizionale, le diverse culture della Sardegna con le altre culture del mondo. 

3. Aggius e Nule: l’arte del tappeto sardo

La lavorazione di tappeti e arazzi è tradizione in diversi centri dell’isola, ma in ogni luogo si creano prodotti con particolarità differenti. Quando osserviamo un tappeto, non dobbiamo dimenticare che nella sua trama, nei suoi disegni, nelle sue forme ricorrenti e nella sua tecnica di lavorazione è racchiusa la memoria di una storia antica che in Sardegna risale al tempo dei Romani.

Aggius è il comune della Gallura più famoso per la produzione di tappeti. Qui il Museo Etnografico Oliva Carta Cannas ospita 'La Mostra Permanente del Tappeto Aggese', dove potrai ammirare bellissimi tappeti e assistere alla dimostrazione dell’antica arte tessile con cui sono realizzati. I tappeti di Aggius sono coloratissimi, dalle notevoli dimensioni, in lino e, soprattutto, in lana cardata.

Un altro comune del Nord Sardegna famoso per la sua arte tessile è Nule, noto per i suoi tappeti in lana sarda tessuti su telai verticali. La caratteristica dei suoi tappeti è la cosiddetta 'decorazione a fiamma', ovvero disegni geometrici romboidali dai colori vivaci che simboleggiano il focolare della famiglia e la passione del sentimento.

Anche nel caso dei tappeti, come praticamente in ogni cosa quando si parla di Sardegna, riti scaramantici e solenni mettono il loro zampino. A Nule, la tessitura di un tappeto prevedeva una serie di regole e gesti simbolici da rispettare. Fra questi c’è 'su mendhu': il lavoro della tessitrice era considerato così importante che, alla consegna del tappeto finito, oltre alla paga pattuita si usava farle anche un dono di varia natura. Questo doveva essere di buon auspicio affinché lei non perdesse mai la forza delle braccia necessaria per lavorare.

2. Calangianus: la capitale del sughero sardo

Artigianato Nord Sardegna: tagliere in sughero

Sicuramente, viaggiando per l’entroterra sardo, ti capiterà di vedere sugherete modellate dal vento a cui è stata rimossa la corteccia. Il loro tronco rosso che interrompe il verde cupo e marrone della campagna gallurese, resterà impresso nella tua mente come uno dei paesaggi più autentici di Sardegna. Da oltre due secoli qui il sughero viene utilizzato come materia prima impiegata per svariati utilizzi e la maggior concentrazione si trova, appunto, in Gallura. Il paese di Calangianus, in particolare, è considerato 'la capitale del sughero' e ospita circa 150 aziende artigianali del settore.

Il sughero ha molteplici usi, dai tappi che Calangianus esporta in tutto il mondo fino ad arrivare alle bottiglie di Mumm e Moet & Chandon, ma anche alla produzione di galleggianti, rivestimenti isolanti e ovviamente dei numerosi prodotti di oggettistica tradizionale tanto amati dai turisti.

Per conoscere meglio il mondo del sughero e le sue tecniche di lavorazione vale la pena visitare il Museo del Sughero di Calangianus ospitato all’interno del settecentesco Convento dei Cappuccini. Ti aspetta un’esposizione su due piani, dove potrai ammirare le antiche macchine ed utensili impiegati per la lavorazione del materiale, e una parte dedicata ai prodotti di artigianato.

1. Artigianato Nord Sardegna, Alghero: un corallo rosso come il sole

Concludiamo il nostro itinerario con Alghero e il suo corallo rosso come il sole al tramonto. E non è un caso che proprio qui è possibile ammirare uno dei tramonti più romantici tutto il Nord Sardegna.

La città, tra le più più belle da scoprire in questa magica terra e 'capitale' della cosiddetta Riviera del Corallo, è legata a doppio filo a questo tesoro del mare di cui abbondano le sue grotte sottomarine e i suoi fondali. Alghero è un piccolo gioiello incastonato nella Sardegna nord occidentale e sorge in un contesto ambientale unico che comprende il Parco Naturale di Porto Conte e la Riserva Marina di Capo Caccia-Isola Piana. È chiamata 'la Barceloneta sarda' a causa delle influenze spagnole, che si possono notare chiaramente nell’aspetto del suo centro storico e nel dialetto, ed è celebre meta del turismo balneare. Passeggiando per le strette vie della città antica, troverai tantissimi negozi di artigianato locale che vendono gioielli e oggetti realizzati in Corallum Rubium algherese, tra i più pregiati di tutto il Mediterraneo. A questa meraviglia locale è dedicato il Museo del Corallo della città. 

La tradizione legata alla pesca e alla lavorazione del corallo ha qui ad Alghero origini molto antiche, forse addirittura precedenti all’epoca romana. I monili in corallo hanno trovato nel corso della storia anche un ruolo importante nel folklore sardo, andando ad abbellire i costumi tipici femminili. Intriso di significati augurali e scaramantici, era simbolo di ricchezza ed era tradizionalmente abbinato con l'oro, oppure con perle, diamanti e brillanti.

Ecco come, in questa splendida isola, gli antichi riti e credenze fanno capolino un po’ in ogni dove. Ed ecco perché acquistare un oggetto di artigianato del Nord Sardegna sarà un modo per portarsi a casa un pezzettino di una terra dove la magia è di casa, dove tutto sorprende, ma anche dove tutto è possibile. 

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