Il villaggio di Crespi d'Adda, patrimonio mondiale UNESCO dal 1995 è un importante esempio di archeologia industriale. Si tratta di un vero e proprio paese con le sue fabbriche, le case, le scuole e le chiese; espressione della filosofia illuminata degli industriali europei e americani dei primi '900 nei riguardi dei loro operai

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Crespi d'Adda si trova in Lombardia, precisamente in una zona delimitata da due fiumi, l'Adda e il Brembo, che formano la penisola chiamata "Isola Bergamasca", alla cui estremità si trova un villaggio operaio "città ideale" per datori di lavoro e dipendenti. Si tratta di una vera e propria piccola città con la fabbrica, le case e tutti i servizi utili agli abitanti.

Ad idearla fu la famiglia Crespi fra '800 e 900, per ospitare i dipendenti dell'industria tessile e le loro famiglie. Con il tempo questo particolare sito si è trasformato da semplice sobborgo ad un vero e proprio patrimonio architettonico, famoso non soltanto per lo stile degli edifici, ma soprattutto per la sua filosofia.


La storia

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Ma come nasce questo particolare esempio di architettura industriale? L'innovativa idea di creare una comunità isolata dove padroni e dipendenti potessero coabitare in un villaggio organizzato, si deve all'industriale Cristoforo Benigno Crespi e a suo figlio Silvio Benigno. L’ispirazione veniva dai contemporanei cotonifici tedeschi e inglesi.

Completata alla fine degli anni '20, la città offriva ai dipendenti un elevato standard di vita. In questa società, l'imprenditore provvedeva ai bisogni dei dipendenti e delle loro famiglie cui venivano messi a disposizione l'abitazione e tutti i servizi utili a condurre una vita agiata: chiesa, scuola,spacci alimentari e di vestiario, ospedale, bagni pubblici e persino luoghi per attività ludiche come il teatro. La città ideale, dunque, dove gli industriali avevano creato un mondo “perfetto” allo scopo di garantire una vita agevole ai lavoratori. È, infatti, un esempio eccezionale del fenomeno della "company town" già presente in Europa e in Nord America, espressione della filosofia degli industriali dell’epoca nei confronti dei loro dipendenti.

La città restò di proprietà della famiglia fino agli anni '70 quando numerosi edifici, in particolare le case, vennero vendute a privati. Lo spopolamento provocò un forte declino dell'attività industriale.


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Il villaggio

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La struttura del villaggio si sviluppa attorno fabbrica costruita in stile medievale e posizionata lungo la strada principale con il maestoso ingresso ricco di elementi decorativi e le ciminiere.

Accanto alla fabbrica, è la villa padronale, casa della famiglia Crespi, in stile trecentesco, con la sua torre, simbolo del potere della famiglia.

Le abitazioni degli operai sono costruite su modello abitativo inglese: circa cinquanta casette allineate lungo strade parallele, con decorazioni in cotto, mattoni a vista e dettagli in ferro battuto. Ogni edificio ha il suo orto e il suo giardinetto. 

E ancora servizi igienici e lavanderie pubblici, una clinica, una cooperativa di consumatori, una scuola, un piccolo teatro, un centro sportivo, una chiesa una casa per il prete locale e una per il dottore ed una stazione idroelettrica che forniva gratuitamente elettricità e altri servizi.

Vi è persino un cimitero, monumento nazionale; al suo interno si trova la cappella Crespi: una piramide fra le numerose tombe degli operai, piccole croci allineate nel prato.

Patrimonio UNESCO

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L'Unesco nel 1995 ha inserito Crespi d'Adda nella World Heritage List in quanto "Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa". Questo villaggio è il modello di un complesso architettonico che descrive un periodo significativo della storia, quello della nascita dell'industria moderna in Italia.

Il riconoscimento del villaggio operaio come sito UNESCO si deve all’ iniziativa di alcuni giovani universitari che riuscirono a promuovere e a far comprendere al mondo il valore di questo luogo spingendo il Comune di Capriate San Gervasio a presentare la candidatura.

Nel gennaio del 1995, l’International Council for Monuments and Sites UNESCO inviò un suo esperto per valutare le caratteristiche del sito. L’esaminatore lo definì “di un valore assoluto nell’ambito dei siti di archeologia industriale”.

È il quinto sito al mondo per questa categoria, dichiarato “espressione della filosofia predominante tra gli industriali illuminati nei riguardi dei loro operai”.

Il sito si è conservato perfettamente integro, mantenendo quasi intatto il suo aspetto urbanistico. Ad oggi, ospita una comunità per lo più discendente degli operai che vi hanno vissuto o lavorato. La stessa fabbrica è rimasta in funzione fino al 2004, sempre nel settore tessile cotoniero. Attualmente viene visitato da moltissimi turisti interessati non soltanto ad ammirare le architetture degli edifici, ma soprattutto a cogliere l'innovativa e originale filosofia che si nasconde dietro il villaggio.


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