
C’è un angolo della laguna veneziana in cui il tempo sembra davvero essersi fermato, dove la nebbia abbraccia le rovine e ogni soffio di vento sembra portare con sé un sussurro dal passato. È l’isola di Poveglia, un frammento dimenticato di Venezia, nascosto tra le acque che separano la città dal Lido.
A pochi chilometri dalle eleganti calli di San Marco, Poveglia giace silenziosa, inaccessibile, sorvegliata soltanto dai gabbiani e dalle leggende. Per secoli è stata teatro di storie oscure e inquietanti: peste, quarantene forzate, strutture mediche abbandonate e voci di anime irrequiete… Non sorprende che oggi il suo nome sia diventato sinonimo di mistero e suggestione, rendendola uno dei luoghi infestati più famosi d’Italia.
C’è chi rimane affascinato dalla sua storia tragica, chi la teme per le presunte presenze paranormali, e chi sogna di calpestare quei terreni proibiti, anche per pochi istanti: Poveglia è una soglia sottile tra realtà e leggenda, tra visibile e invisibile, ed è proprio questa ambiguità a renderla tanto potente nell’immaginario collettivo.

Un arcipelago dimenticato: storia e geografia oscura di Poveglia

All’apparenza è una sola, silenziosa isola della laguna, ma in realtà Poveglia è un piccolo arcipelago, composto da tre lembi di terra, ciascuno con una funzione precisa nel corso dei secoli. A sud di Venezia, di fronte al quartiere di Malamocco, la si potrebbe quasi scorgere da una barca che solca le acque verso il Lido, se non fosse per l’aria sospesa che la circonda, come un velo tra la realtà e l’ignoto.
Sulle antiche mappe è citata con nomi differenti: Poveggia e Popilia, forse un omaggio ai pioppi che un tempo la ricoprivano, oppure un eco della via Popilia-Annia, la strada romana voluta dal console Publio Popilio Lenate.
Nomi che evocano una presenza antica, stratificata, come la sua storia. La parte più estesa, quella centrale, è l’isola maggiore, dove si concentrano gli edifici in rovina che ancora oggi affiorano tra la vegetazione. Un ponte la collega alla sorella minore, mentre poco distante si erge l’isolotto ottagonale, costruito nel 1380 come baluardo difensivo: un piccolo fortino galleggiante che ne completa la geografia insolita.
Già menzionata nell’VIII secolo, Poveglia iniziò a essere abitata stabilmente nel IX, quando divenne rifugio per gli sfollati di Malamocco in fuga dalle incursioni barbariche. Per un periodo fu una tranquilla comunità lagunare, finché, nel Trecento, la Repubblica di Venezia decise di trasferirne gli abitanti altrove, lasciandola disabitata e pronta ad assumere nuovi ruoli.
Nel XVIII secolo, Poveglia fu trasformata in lazzaretto: un’isola di quarantena per gli appestati, condannati a trascorrere qui i loro ultimi giorni lontani dal mondo, in attesa che la malattia o la morte decidesse per loro.
Ma non finì lì. Con l’Ottocento arrivò una nuova destinazione: una struttura sanitaria, che in seguito divenne un ospedale psichiatrico, attivo fino agli anni Sessanta del Novecento.
Dopo la chiusura, l’isola scivolò nel silenzio, e quello stesso silenzio ha fatto da culla alle storie che l’hanno resa celebre. Da allora, nessuno l’ha più abitata.
Dentro l’incubo: cosa si nasconde tra le rovine di Poveglia
Visitare l’isola di Poveglia è un’esperienza che sfiora l’allucinazione, dove il confine tra storia e suggestione si assottiglia a ogni passo. È un luogo che respira, ma lo fa in silenzio, tra le crepe dei muri scrostati e le radici che si insinuano tra i pavimenti spezzati. Qui la natura ha ripreso il controllo, come a voler inghiottire ciò che resta del passato.
Le strutture che un tempo animavano la vita quotidiana, oggi appaiono come fantasmi di se stesse: l’ospedale abbandonato, le prigioni, la chiesa e l’edificio psichiatrico emergono tra la vegetazione con un’aria spettrale.
Il primo incontro è con il vecchio ospedale, un edificio in rovina che ancora lascia intuire la sua complessità. Il piano terra, sebbene disseminato di macerie, è in parte percorribile: le stanze sono vuote, buie, le finestre sbarrate trattengono la luce fuori e amplificano il senso di inquietudine. Le scale, semidistrutte, richiedono attenzione estrema: chi riesce a salire si ritrova su un primo piano ancor più instabile, dove il pavimento è in gran parte crollato e il silenzio diventa assordante.
Tramite le cucine si giunge alla Torre Campanaria, l’unico elemento sopravvissuto dell’antica Pieve di San Vitale. È il cuore verticale dell’isola, alto, possente, reso ancora più evocativo da quell’orologio senza lancette, realizzato nel 1745 da Bartolomeo Ferracina: simbolo muto di un tempo che si è interrotto e non ha più ripreso a scorrere.
Proseguendo oltre, la vegetazione diventa più fitta, eppure un sentiero serpeggia tra rovi e silenzi. Costeggia una piccola abitazione collassata su se stessa, un tempo forse rifugio, oggi solo macerie.
E infine, la chiesa. O meglio, ciò che ne rimane. Il crocifisso miracoloso del XV secolo che un tempo custodiva è stato fortunatamente trasferito nella chiesa di Malamocco. Ma altre opere d’arte, come i dipinti di Giulia Lama e di Giovanni Battista Piazzetta, sono andate perdute per sempre.
Un ultimo ponte in legno conduce verso l’estremità più remota di Poveglia dove non vi sono edifici, solo silenzio e acqua. E forse, in quel vuoto, risiede il segreto più profondo dell’isola: la sua capacità di inquietare non tanto per ciò che si vede, ma per tutto ciò che non si riesce a spiegare.
Come (non) si visita Poveglia: informazioni per gli spiriti più audaci

Esplorare Poveglia non è per tutti. Non solo per ciò che rappresenta, ma anche per il fatto che avvicinarsi alle sue rive richiede determinazione, risorse e una buona dose di fortuna. Ufficialmente, l’isola è chiusa al pubblico. Nessun vaporetto vi attracca, nessuna rotta turistica regolare prevede una sosta in questo angolo dimenticato della laguna.
L’accesso è interdetto, e chiunque desideri mettere piede tra le sue rovine deve affrontare non solo un viaggio fisico, ma anche burocratico.
Con un taxi acqueo privato da Venezia o dal Lido si può raggiungere la zona, avvicinarsi quanto basta per osservarne i profili sbrecciati, i muri invasi dall’edera, le finestre vuote che scrutano il nulla. Ma per sbarcare serve un’autorizzazione ufficiale, da richiedere con anticipo al Comune di Venezia. Si tratta di permessi rari e difficili da ottenere, spesso riservati a ricercatori, documentaristi o eventi eccezionali.
Tuttavia, esistono ancora tour privati, organizzati da chi conosce bene le acque della laguna meridionale. Non si tratta di esperienze per turisti convenzionali, ma di incursioni quasi rituali, condotte da guide esperte che, talvolta, riescono a ottenere il lasciapassare per una visita sull’isola. I costi, naturalmente, sono elevati. Non solo per il trasporto, ma anche per il carattere esclusivo dell’esperienza.
Chi decide di partire per un’avventura del genere deve essere consapevole delle condizioni del luogo: Poveglia è completamente disabitata, non vi sono servizi né strutture ricettive. Nessuna fonte d’acqua, nessuna copertura telefonica affidabile, nessun riparo in caso di pioggia ma solo ruderi, natura selvaggia e un silenzio carico di presenze: per questo, è indispensabile attrezzarsi con cibo, acqua e torce, e, soprattutto, con il giusto spirito.
Intorno a Poveglia: bellezza, arte e luce nella laguna

Dopo aver sfiorato l’oscurità di Poveglia, il viaggio nella laguna veneziana può continuare verso mete di luce, eleganza e creatività. Basta risalire la corrente delle emozioni forti per ritrovare l’incanto più classico e rassicurante di Venezia, con le sue isole sorelle che custodiscono storie di tutt’altro genere, ma ugualmente affascinanti.
Il Lido è il primo approdo. Una sottile striscia di terra sospesa tra la laguna e l’Adriatico, a pochi minuti da Piazza San Marco, dove l’aria profuma di mare e pini marittimi, e tutto invita al relax. I suoi dieci chilometri di spiagge dorate raccontano un altro volto della Serenissima: quello delle estati eleganti di inizio Novecento, delle ville liberty nascoste tra i viali alberati e del fascino senza tempo della Mostra del Cinema, che ogni anno trasforma l’isola in un red carpet sull’acqua.
Ma il Lido è anche quotidianità, passeggiate in bicicletta, famiglie sulla battigia, coppie mano nella mano al tramonto.
Poco più a nord, Murano svela invece l’anima più operosa e scintillante della laguna.
Da secoli, il fuoco plasma qui qualcosa di straordinario: il vetro. È dal 1295 che la Serenissima decise di trasferire tutte le fornaci su quest’isola, sia per evitare incendi nella fragile Venezia costruita in legno, sia per custodire l’arte segreta dei maestri vetrai. Passeggiare a Murano significa perdersi tra canali tranquilli, ponti bassi e botteghe dove ancora oggi si soffia, si modella, si scolpisce il vetro con una maestria rara.
Dal cristallo al lattimo, dalle murrine fino agli oggetti più moderni, ogni creazione racchiude secoli di conoscenze tramandate da generazioni.
Per chi vuole scoprire il cuore di questa tradizione, il Museo del Vetro, ospitato nel suggestivo Palazzo Giustiniani, offre un viaggio nel tempo tra reperti fenici, romani, egizi, e le più celebri opere dei vetrai muranesi.
I turisti possono visitare l’isola di Poveglia?
I turisti possono visitare l’isola di Poveglia?
In linea generale, no. L’isola di Poveglia è ufficialmente interdetta al pubblico: non ci sono traghetti, vaporetti o itinerari turistici regolari che vi facciano tappa. Tuttavia, in casi eccezionali, è possibile ottenere un’autorizzazione speciale dal Comune di Venezia, o partecipare a tour privati, rari e costosi, organizzati da operatori esperti della laguna. Per la maggior parte dei curiosi e degli appassionati, l’isola resta visibile solo dal mare, durante un’escursione in barca nelle acque del sud lagunare.
Perché si chiama “infestata”?
Il soprannome di “isola infestata” nasce dalle numerose storie che, nel tempo, hanno avvolto Poveglia in un’aura oscura. Dai tempi delle grandi epidemie, quando fu trasformata in lazzaretto, all’epoca in cui ospitò un ospedale psichiatrico, l’isola è stata teatro di sofferenze, isolamento e morte. Nel corso degli anni, si sono moltiplicati i racconti di apparizioni, presenze misteriose e fenomeni inspiegabili, così da alimentare una fama che ancora oggi la fa considerare uno dei luoghi più spaventosi e misteriosi d’Italia.
Qual è la storia dell’isola?
La storia di Poveglia è lunga e tormentata. Abitata fin dal IX secolo, fu rifugio per gli sfollati di Malamocco, poi comunità lagunare, quindi abbandonata.
Nel Settecento divenne lazzaretto per gli appestati, nel corso dell’Ottocento ospitò un ospedale e poi un manicomio. Chiusa definitivamente negli anni Sessanta del Novecento, da allora è rimasta disabitata, lasciando spazio a racconti e leggende che si confondono con la realtà.
Perché Poveglia è considerata uno dei luoghi infestati d’Italia?
Oltre alla sua storia documentata fatta di dolore, malattia e abbandono, sono le testimonianze orali e le suggestioni a rendere Poveglia così inquietante. Diverse trasmissioni televisive e documentari internazionali dedicati al paranormale l’hanno resa celebre come luogo di presunte attività inspiegabili. Alcuni visitatori (pochi, ma determinati) raccontano di aver avvertito presenze, rumori sinistri, sensazioni di oppressione.
È possibile visitare Poveglia senza autorizzazione?
No, entrare sull’isola senza un permesso ufficiale è considerato illecito. Nonostante alcuni tentativi di sbarco non autorizzato da parte di avventurieri, la normativa è chiara: Poveglia è una proprietà demaniale e l’ingresso è vietato, anche per motivi di sicurezza, vista la pericolosità delle strutture in rovina.
Qual è la storia più inquietante legata a Poveglia?
Tra le molte leggende, una delle più conosciute riguarda un medico che avrebbe compiuto esperimenti discutibili sui pazienti del reparto psichiatrico, e che (secondo alcuni racconti) si sarebbe poi tolto la vita gettandosi dalla torre campanaria.
Altri parlano di anime in pena, voci che si levano nella notte e presenze impossibili da spiegare. Nessuno può dire con certezza cosa sia vero, ma l’isola continua a suscitare un fascino oscuro che sembra sfidare il tempo e la ragione.
L'autore
Scritto il 10/09/2025
Flavia Cantini
Un’isola fantasma nel cuore della laguna di Venezia. Poveglia inquieta, affascina e continua a far parlare di sé.