Dimentica il Calcio: a Treia si gioca al Pallone col Bracciale. Ecco tutto quello che devi sapere su questo sport leggendario e sulla mitica Disfida.  

Uno sport leggendario praticato con attrezzature dalla forma stravagante in un luogo sospeso nel tempo. No, non è il quidditch e non siamo a Hogwarts, ma un tocco di magia lo sentirai lo stesso mentre visiti Treia durante i giorni della Disfida del Bracciale.

Qui trovi l’essenziale da sapere su una delle rievocazioni storiche più coinvolgenti e amate d’Italia. 

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Treia e la sua acclamata Disfida del Bracciale

Treia e la sua acclamata Disfida del Bracciale

La Disfida del Bracciale è tra le principali attrazioni che richiamano ogni anno turisti e curiosi tra le strade di Treia, splendida cittadina fortificata in provincia di Macerata

L’annuale torneo di pallone con il bracciale si celebra ininterrottamente fin dal 1979 e nel corso dei decenni si è attestato come una delle rievocazioni storiche di maggior successo in Italia. 

L’ambientazione dell’evento è il 1821, ovvero l’anno in cui Giacomo Leopardi compose la lirica “A un vincitore nel pallone” ispirata alle gesta di Carlo Didimi, leggenda di questo sport e indiscussa gloria cittadina. 

Come da tradizione, la Disfida è accompagnata da intensi festeggiamenti che coinvolgono e uniscono l’intero borgo. 

Durante le settimane del torneo, i quattro quartieri di Treia— Borgo, Onglavina, Cassero e Vallesacco — addobbati con stemmi, festoni e bandiere, pullulano di vita. Le taverne restano aperte fino a tarda notte, le botteghe espongono i migliori prodotti artigianali tipici, pittori e scultori mettono in mostra le proprie creazioni, spettacoli itineranti intrattengono tifosi e curiosi ogni giorno.

È un momento magico per visitare Treia.

Quando vedere la Disfida del Bracciale di Treia

 Quando vedere la Disfida del Bracciale di Treia

La Disfida del Bracciale si tiene a Treia ogni anno dal 1979. L’evento coincide con la prima domenica di agosto ed è il culmine di dieci giornate di festa grande tra le strade del centro. 

A sfidarsi nello sferisterio intitolato a Carlo Didimi sono le squadre delle quattro contrade storiche della cittadina, ciascuna contraddistinta da un colore preciso: viola per Vallesacco, il quartiere dei artigiani; giallo per Onglavina, con gli zingari; azzurro per Borgo, con i contadini; e verde per Cassero, il distretto dei nobili. 

Si gioca per l’assegnazione di un ambito trofeo, che il vincitore custodirà durante tutto l’anno. La riconsegna del palio avverrà infatti all’inaugurazione della Disfida successiva, che si aprirà con una suggestiva cerimonia in costumi ottocenteschi.

Le giornate seguenti sono scandite da tanti eventi e spettacoli tra i quartieri, dove troverai sempre taverne aperte dove gustare le specialità tipiche del territorio (e anche menu d’epoca) e pittoresche botteghe dove acquistare i migliori prodotti locali. 

Ovviamente, il momento più significativo coincide con la sfida finale tra le squadre, anticipata da un corteo in costume che rende omaggio all’epoca d’oro del pallone col bracciale e al suo “messia”, Carlo Didimi. Anche i giocatori indossano la divisa storica, rigorosamente bianca: solo il colore della fascia legata in vita differenzia le fazioni in campo. 

La Disfida si conclude con uno spettacolo di fuochi d’artificio e, naturalmente, con i festeggiamenti del quartiere vincitore. 

Il gioco del pallone con il bracciale

Il gioco del pallone con il bracciale

Ma cos’è il gioco del pallone col bracciale? Quello che oggi può sembrare un esotico divertissement, fino agli inizi del secolo scorso era lo sport di squadra più popolare praticato in Italia, nonché uno dei più antichi. 

Gli stessi pallonisti erano considerati delle star e come tali strapagati. Esattamente ciò che accade oggi con i calciatori. 

Per rintracciarne le origini dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e immaginarci le nobili corti rinascimentali in cui la disciplina, passatempo amatissimo dei signori del tempo, veniva praticata.

All'epoca, la diffusione del pallone con il bracciale era tale che Antonio Scaino da Salò ne codificò il regolamento nel “Trattato del giuoco della palla”. Ancora oggi, le regole non sono molto dissimili da quelle elencate nel manuale del 1555. 

Partiamo dal campo da gioco. Oltre a presentare su un lato il cosiddetto muro d’appoggio, ogni sferisterio deve avere le dimensioni di un rettangolo la cui lunghezza è compresa tra gli 80 e i 100 metri, mentre la larghezza va dai 14 a un massimo di 20 metri.

Ciascuna squadra si compone di tre giocatori: un battitore, una spalla e un terzino. A questi si aggiunge un quarto uomo, il mandarino, che ha il compito di lanciare la palla, una sfera di cuoio piccola e pesante, al battitore.

Il bracciale, una sorta di manicotto ricoperto da punte, è l’attrezzo in legno con cui si colpisce al volo la palla, proprio come si fa con la racchetta nel tennis. 

L’Ottocento fu il secolo del boom, il periodo in cui il pallone col bracciale divenne lo sport nazionale italiano per eccellenza. Il declino arrivò il secolo successivo e coincise con l’inarrestabile ascesa del calcio, che avrebbe in breve tempo monopolizzato le passioni agonistiche dei tifosi italiani.

Lo sferisterio di Treia

Lo sferisterio di Treia

Il campo da gioco in cui vengono disputate le partite di pallone con il bracciale prende il nome di sferisterio. Quello di Treia fu inaugurato nel 1818 con una partita a cui prese parte lo stesso Carlo Didimi, a cui l’arena verrà successivamente intitolata.

Si può scorgere da piazza della Repubblica affacciandosi dalla scenografica balaustra di Andrea Vici. Oltre ad ammirare lo splendido paesaggio della campagna marchigiana, da qui è infatti possibile vedere dall’altro il luogo simbolo della Disfida del bracciale.

Per facilitare la viabilità nella zona, lo sferisterio di Treia è oggi una strada con tanto di parcheggio, attraversata da auto e motorini per gran parte dell’anno. Tuttavia, durante le giornate del torneo ritorna a svolgere la sua funzione d’origine e si trasforma nuovamente in un campo da gioco dove la passione prende il sopravvento e le squadre si contendono la gloria. 

Il Museo del Pallone con il Bracciale di Treia

Il Museo del Pallone con il Bracciale

Treia ospita un piccolo museo interamente dedicato al pallone col bracciale, sport che negli è diventato parte integrante della storia della cittadina marchigiana.

Inaugurato nel 2018, questo gioiellino nascosto si trova nel cuore del centro storico e custodisce un ricco archivio composto da poster, fotografie e stampe d’epoca, trofei, palloni, coppe e soprattutto bracciali, con esemplari antichi risalenti all’Ottocento e modelli più moderni.

Consigliamo una passaggio al Museo del Pallone col Bracciale a tutti coloro che vogliono visitare Treia ma che non possono farlo durante il periodo Disfida. Non ripercorrerai soltanto i fasti di uno sport altrove quasi dimenticato, ma potrai farti un’idea di cosa rappresenta questa disciplina per la città e come le loro storie siano indissolubilmente legate. 

Carlo Didimi, l'orgoglio sportivo di Treia

Carlo Didimi, l'orgoglio sportivo di Treia

Un esempio di coraggio, virtù e vitalità per le giovani generazioni. È questo il ritratto che Giacomo Leopardi dipinge di Carlo Didimi nella canzone “A un vincitore nel gioco del pallone”. 

Leopardi, nato e cresciuto a Recanati, che da Treia dista poco più di 20 chilometri, lo vede giocare allo sferisterio di Macerata nell’autunno del 1821 e subito riconosce in quel coetaneo tanto vigoroso il fascino e la grandezza degli eroi dell’antichità

Nato a Treia nel 1798, Carlo Didimi è considerato da molti il più grande battitore nella storia del pallone col bracciale, una leggenda vivente il cui talento, per fare un paragone calcistico, lo pone allo stesso livello di un Diego Armando Maradona o di un Lionel Messi del suo sport.

Aveva nobili origini, Carlo. Ereditò il rango di conte dal padre, ma la sua fama non fu dovuta ai titoli blasonati, bensì alle straordinarie imprese compiute sul campo. Celebre è quella del 18 luglio 1824 allo sferisterio di Forlì, quando con un colpo da record entrò negli annali del gioco. Si narra inoltre che una volta, a Macerata, scagliò la palla con tale forza da farla arrivare fino all’odierna piazza Nazario Sauro.

Anche i compensi erano proporzionali a popolarità e bravura. Didimi arrivò a percepire cifre da capogiro per l’epoca, specialmente se paragonate agli stipendi medi nello Stato Pontificio.

Oltre a essere un atleta fenomenale, Didimi fu anche un patriota e un fervente attivista mazziniano. Partecipò ai moti rivoluzionari del 1831 in Romagna e combatté in Umbria contro le truppe pontificie.

Treia continua a onorare la sua memoria, celebrandolo ogni anno durante l’iconica Disfida del bracciale, simbolo della sua straordinaria eredità.

Treia, la cittadine della disfida del Bracciale

 Treia, la cittadine della Disfida del Bracciale

Treia, la cittadina del Maceratese che organizza la Disfida, è considerata la capitale mondiale del gioco del pallone col bracciale. 

Oltre agli eventi legati allo sport simbolo del borgo, offre tante attrazioni e spunti d’interesse culturale, gastronomico e naturalistico per quanti decidono di raggiungerla all’infuori dei giorni dedicati allo storico torneo.

Passeggiare tra le strade di Treia è come entrare a due piedi nelle pagine di un libro, una sensazione chi si fa tanto più lampante quando si visitano i luoghi amati dalla scrittrice di culto Dolores Prato.  

Qui capita di ritrovarsi in posti scenografici come piazza della Repubblica o in piccoli vicoletti anonimi e di essere ugualmente colpiti dal fascino che permea ogni angolo. Alcuni palazzi del centro custodiscono pezzi della storia d’Italia, ma esplorando più a fondo il territorio, si ha anche modo di scoprire dei veri gioielli architettonici nascosti, come le ville neoclassiche del Valadier. 

Treia non è solo il palcoscenico della Disfida del Bracciale, ma un forziere di storia, cultura e bellezze naturali che aspetta solo di essere scoperchiato.

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