Villa d'Este, a Tivoli, a meno di 30 km da Roma rappresenta un vero capolavoro di ingegneria idraulica e uno spettacolo dell'architettura rinascimentale. Definita "sogno d'acqua" per la sua teatralità che stupisce e accompagna il visitatore durante la permanenza in questa oasi di pace a due passi dalla Capitale, cullati dal ritmo cadenzato delle fontane e dei giochi d'acqua.

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Le origini di Villa d’Este

A circa 25 km dalla Capitale e a circa 6,5 km dalla maestosa Villa Adriana a Tivoli, sorge la spettacolare Villa d’Este, autentico capolavoro di architettura e di ingegneria idraulica. La sua costruzione si deve al cardinale Ferrarese Ippolito II d’Este che, divenuto governatore della città di Tivoli nel 1550, volle in un certo senso dar vita ad un’opera grandiosa che potesse competere lo sfarzo della vicina Villa Adriana.

Figlio del duca di Ferrara Alfonso I e di Lucrezia Borgia e più volte candidato al soglio pontificio, Ippolito venne nominato cardinale nel 1539. Dopo diversi anni trascorsi in Francia, alla corte di Francesco I, si trasferì e stabilì a Roma divenendo quello che può essere considerato, a buon diritto, un autentico mecenate. Personaggio piuttosto controverso, Ippolito resta sempre comunque il committente e figura di spicco nel panorama dell’epoca grazie alla quale ha visto la luce il capolavoro che porta fieramente il suo nome.

Villa d’Este risulta essere il connubio perfetto e la sintesi dei fasti delle corti di Ferrara, Roma e Fontainebleau. Considerata un vero e proprio giardino delle meraviglie con i suoi giardini, fontane e giochi d’acqua, rappresenta l’espressione più genuina della cultura rinascimentale. Per la sua originalità e magnificenza, ha ispirato numerosi giardini europei tra cui, senza dubbio, quelli della grandiosa Reggia di Caserta.

Dichiarata nel 2001 Patrimonio dell’Umanità UNESCO per il suo eccezionale valore universale.

L’ambizioso Progetto e l’Evoluzione di Villa d’Este

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Il complesso di Villa D’Este, costituito dal palazzo e dal giardino, fu ideato dal pittore, archeologo, antiquario e architetto Pirro Logorio e realizzato dall'architetto di corte Alberto Galvani grazie alla collaborazione di numerosi artisti ed artigiani. L’intera area, che misura ben 4,5 ettari totali, ha pianta di quadrilatero irregolare. Anche la pianta della Villa presenta un carattere irregolare in quanto il progetto getta le basi sulla trasformazione di un antico monastero annesso alla Chiesa di Santa Maria Maggiore e delle terre circostanti. Dopo le prime ricerche archeologiche e studi su questo specifico sito, il Logorio ne verificò la fattibilità e Galvani diede inizio materialmente all’opera.

Inizialmente, i lavori procedevano in maniera piuttosto veloce per poi subire un’interruzione a causa delle accuse mosse al cardinale estense, tacciato di vivere nella dissolutezza più sfrenata e di pratiche simoniache. Intorno al 1560, con un un enorme esborso di denaro, ripresero i lavori per il suo completamento a cui presero parte talentuosi artisti ed artigiani sia italiani che stranieri. La villa venne ultimata solamente nel 1572, a seguito della morte del cardinale Ippolito d’Este.

Vennero, dunque, portate a compimento le decorazioni delle sale del palazzo e i lavori del giardino con le spettacolari fontane e giochi d’acqua. Dopo successivi interventi risalenti al XVII secolo, la villa conobbe un periodo di profonda decadenza tra il XVIII e parte del XIX secolo. Verso metà del XIX secolo e grazie all’interessamento del cardinale Gustav Adolf von Hohenlohe, si assistette ad una grandiosa e sapiente opera di ristrutturazione che riportò Villa d’Este agli antichi splendori.

Il cardinale tedesco ospitò numerosi artisti nella villa, tra cui il musicista Franz Liszt che qui compose la celebre opera per pianoforte "Giochi d'acqua a Villa d'Este”. Inoltre, nel 1879, Liszt tenne proprio a Villa d’Este uno dei suoi ultimi concerti. Nei primi decenni del Novecento, il complesso venne acquisito dallo Stato Italiano che tra gli anni Venti e Trenta venne restaurato ed aperto al pubblico.

I Giardini di Villa d’Este: un Sogno d’Acqua

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Come accennato poc’anzi, il complesso di Villa d’Este, copre un’area di 4,5 ettari e si articola lungo i ripidi pendii che dal palazzo giungono ad una terrazza livellata nella cosiddetta Valle Gaudente, il cui nome è rappresentativo della posizione privilegiata grazie a clima, esposizione, salubrità dell’aria, nonché singolare panoramicità. Ciascuno dei cinque principali assi trasversali del giardino culmina con la presenza di una fontana.

Tale impianto di assi e moduli fu una scelta obbligata per celare l’irregolarità del giardino dovuta alla struttura originaria del monastero e del terreno circostante su cui sorge il complesso stesso. Un’altra ragione si trova nella volontà di dare un assetto diverso al rapporto tra le dimensioni trasversale e longitudinale.

Una sorta di illusione ottica, dunque, che conferisce al palazzo una posizione centrale di rilievo che risulta invece fuori allineamento rispetto all’architettura d’insieme. Il giardino è un’opera d’arte esemplare, frutto della maestria e dei più alti principi di ingegneria idraulica sia per la struttura generale che per l’articolazione, la complessità e la molteplicità di fontane e giochi d’acqua.

Tivoli è considerata la "città dell’acqua per eccellenza" e Ligorio andò a suggellare questo status con una delle opere idrauliche più grandiose, avvalendosi di un team di esperti professionisti. Il cardinale fece convogliare le acque del fiume Aniene e dell’acquedotto Rivellese per poter alimentare i giochi d’acqua e, chiaramente, approvvigionare il palazzo.

Uno spettacolare sistema che alterna terrazze e pendii, lungo un asse longitudinale centrale e cinque assi trasversali principali: il tutto collegato con scalinate che, con abile ingegno, risolvono il problema delle pendenze e dei dislivelli dovute alla natura del suolo. Un armonioso connubio di zampilli, cascate, fontane (in totale 50), terrazze, viali costellati e ornati da una folta e varia vegetazione.

Praticamente, la villa era concepita quale teatro in grado di coinvolgere lo spettatore che veniva letteralmente investito dai giochi d’acqua o dalla musica creata magistralmente dal movimento dell’acqua di alcune fontane: la Fontana dell’Ovato, la Rometta, il Viale delle Cento Fontane,la Fontana dell’Organo e la Fontana del Bicchierone del Bernini, appunto, tra le più particolari da ammirare.

Il Palazzo, un Sogno di Gloria

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Per la realizzazione del Palazzo, Ligorio dovette sfruttare e convertire la struttura preesistente del vecchio convento di Santa Maria Maggiore. Dunque, il nucleo principale dell’edificio viene sviluppato attorno al chiostro benedettino che assunse le sembianze di un elegantissimo portico. Di particolare interesse, sono le sale del piano nobile del palazzo finemente decorate e dipinte da un folto gruppo di artisti del tardo manierismo romano tra cui, degni di menzione, Livio AgrestiFederico Zuccari, Girolamo Muziano e Cesare Nebbia. Gli ambienti e le sale sono collocati in successione, quasi a voler seguire e rispettare un ordine gerarchico: gli appartamenti del cardinale, le sale di rappresentanza, le sale degli ospiti e, infine, altre zone di servizio.

La facciata principale domina, imponente, il giardino-vallata, ribadendo la volontà di mostrare agli ospiti la villa ed il giardino in tutta la loro magnificenza. Visitando le sale sontuose del palazzo, finemente e minuziosamente decorate, si ha la sensazione di essere realmente accolti ed accompagnati durante la permanenza all’interno del maestoso edificio.

Il palazzo risulta essere piuttosto semplice ed austero, caratterizzato da tre ordini di finestre senza timpano ed evidenziato da fasce marcapiano, tipici dei canoni classici dei palazzi rinascimentali. Tuttavia, l’ingegnoso Ligorio riuscì a smorzare questa connotazione “severa” inserendo le Terrazze Belvedere, strutturate su due ordini, con arcate inserite in colonne e trabeazioni e ben due rampe simmetriche con accesso al giardino.

Le sale dei 2 piani più importanti, gli appartamenti del cardinale (a livello del cortile) e quello sottostante di rappresentanza, furono il risultato del lavoro di maestranze di altissimo livello. Indubbiamente, si può affermare che tra il 1560 e il 1572 la villa fu una fucina di artisti. In questo macchinoso e articolato meccanismo, lo scopo di un simile capolavoro era quello di osannare il cardinale e la sua famiglia, esaltandone le virtù le doti e le loro nobili origini.

Villa d'Este sito UNESCO dal 2001: i criteri

Villa d’Este, come già anticipato, dal 2001 è entrata a far parte della Lista dei Siti Unesco per le seguenti motivazioni e/o criteri:

Criterio I:  Villa d'Este è uno degli esempi più notevoli della cultura rinascimentale nel suo culmine.

Criterio II: i giardini di Villa d'Este hanno profondamente marcato lo sviluppo e la progettazione dei giardini del Vecchio Continente.

Criterio III: i giardini di Villa d’Este incarnano alla perfezione ed in modo magistrale i principi ed i motivi dell’estetica rinascimentale.

Criterio IV: i giardini di Villa d'Este sono tra i primi esempi, nonché tra i più bei giardini delle meraviglie, rappresentando il trionfo de Rinascimento.

Criterio V: il complesso di Villa d'Este, costituito dal suo palazzo e dai suoi giardini, è una straordinaria testimonianza del Rinascimento italiano, autentica fonte di ispirazione artistica fin dalla sua creazione.

Il complesso possiede un enorme valore universale giustificato e confermato da ogni singolo elemento, dall’integrità preservata durante i numerosi interventi di restauro che ne hanno conservato le relazioni spaziali e proporzioni tra la villa e i giardini, l’armonia tra architettura e paesaggio, nonché il vincolo tra la villa e il leit motif dei giardini, l’acqua.

Inoltre, il palazzo ed i giardini possiedono un elevato grado di autenticità dove sono palesemente e facilmente riconoscibili i diversi periodi del complesso stesso. Ancora visibili i resti del monastero e della villa romana, nonostante i numerosi rifacimenti e restauri che ne hanno preservato l’originaria bellezza che attira, a tutt’oggi, numerosi visitatori.

A piedi dal centro di Tivoli a Villa d’Este e Villa Adriana

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Per coloro che amano il movimento ed il contatto diretto con la natura, è opportuno segnalare un originale itinerario che, dal centro storico di Tivoli, giunge alle spettacolari Villa d’Este e Villa Adriana. Dalla centralissima Piazza Garibaldi, procedendo per un tratto di Via Tiburtina, si accede ad un percorso naturalistico che, proseguendo lungo un sottopassaggio, giunge alla Strada Pisoni. Questa via costeggia le campagne della zona nota come Colli di Santo Stefano, conducendoci praticamente fino alla dimora dell’imperatore Adriano.

Tuttavia, occorre precisare che la porzione pedonale della strada dei Pisoni è di circa 500 metri, per cui è bene prestare molta attenzione nella restante parte in cui circolano automobili. Si tratta di un circuito di circa 4 km di media difficoltà dove troverete gli sportivi che praticano attività all’aria aperta, non privo di insidie per chi ha problemi di mobilità e per i meno esperti. Prima di intraprendere questo tracciato, consigliamo di valutare con premura eventuali difficoltà dei vostri compagni di viaggio. Durante le giornate di sole e caratterizzate da un cielo terso, lungo il percorso naturalistico sarà possibile scorgere il profilo della Cupola di San Pietro che campeggia all’orizzonte. Ciò a riprova che in Italia, ovunque si volga lo sguardo ci si imbatte in uno spettacolo senza eguali. 

…Parlan, fra le non tocche verzure, le cento fontane parlan soavi e piane, come feminee bocche…

Gabriele D'Annunzio

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