Somiglia alle città arabe la maggior parte dei borghi medievali di Puglia, tra stradine, archi, corti, case arrampicate e bianco purissimo;
Borghi di campagna
Somiglia a quegli stessi Saraceni il cui incubo le sviluppò appunto, contorte e inafferrabili. Così ecco i paesi di mare, si apriva la porta e si era davanti all’infinito dell’avventura e della paura. Ed ecco i paesi di terra, dormitori per i contadini che temevano la campagna e al tramonto tornavano in attesa di un’altra alba di lavoro. E spesso alte mura li difendono.
Come il c'era una volta e c’è ancora
Oppure sono lassù, in cima a una collina, dove è più difficile arrivare, altrove i trulli sono come un girotondo di bimbi. E pur nella povertà, la civiltà del vicinato non faceva mancare mai nulla a nessuno in questi paesi, a cominciare da quel sorriso che ancora ritroviamo come un “c’era una volta”.
In questo articolo andiamo a Bovino.
Bovino: città' di frontiera che conserva le cose migliori
L’abitato di Bovino, situato a 647 metri di altezza ai confini fra l’Irpinia e la Daunia, presso l’omonimo vallo un tempo popolato di briganti, più volte distrutto e ricostruito, occupava una posizione strategica sulla via consolare tra Napoli e la Puglia. Bovino è sempre stata una città di frontiera e del suo passato avventuroso e drammatico conserva le cose migliori.
Un pugno di anime sperduto nel Subappennino ha vissuto tremila anni da protagonista. Oggi vive di un passato conosciuto da pochi.
Poche migliaia di abitanti, “in sito amenissimo da cui godesi estesa veduta della Puglia sino all’Adriatico”, il suo mucchio di case a cavaliere della montagna ha nella quieta notte lunare un aspetto fantastico.
Silenzioso, verde e salubre pezzo solitario della Puglia
Di quegli uomini rimase solo la leggenda. Non fu più necessario fare testamento prima di affrontare un viaggio su quel percorso e non ci furono più donne perdutamente innamorate e occhi di fuoco nella notte.
Ora Bovino vive di ricordi.
“Silenziosa, linda e pacata nelle sue casette bianche con i tetti grigi”, le scalinate ripide dei vicoli, le lampade in stile medievale; Verde e salubre, fra castagni, pioppi e ulivi, con la saggezza di una storia “grande, tragica e romanzesca” testimone di mille generazioni di servi ed oppressori continua a dominare la pianura di questo pezzo solitario di Puglia, inserito nel circuito dei "borghi più belli d'Italia"
Duchi e vescovi fra castelli e poderi
La cattedrale fu costruita nel 905, è il più antico esempio di romanico-pugliese, con elementi bizantini e sovrapposizioni gotiche: è ora monumento nazionale.
Il castello fu opera di uno dei tanti distruttori-costruttori, Dragone, conte di Puglia, che lo innalzò sulle rovine di una rocca romana, fu poi ampliato da Federico II di Svevia e nel 1600 trasformato in palazzo dei duchi di Gonzaga.
Duchi e vescovi completano la storia di Bovino, costruirono palazzi e fontane, ponti e poderi, fondarono pinacoteche e biblioteche ma l’annessione al regno d’Italia nel 1860 e la conquista della libertà coincise per la città con l’inizio della fine. Fra duchi e vescovi, a sopravvivere, per una decina d’anni, furono solo i briganti che per due secoli avevano popolato la stretta gola e le foreste del famoso vallo di Bovino. Ma poi anche il loro mito sinistro, immortalato in una novella di Giovanni Verga, a poco a poco si spense.