La cucina palermitana è un viaggio attraverso sapori e culture diversissime tra loro. Un viaggio ricco di colori, di semplicità e di tradizione secolari. Ecco cosa preparano e consumano i palermitani in occasioni di tre festività molto famose per la città.

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Il capoluogo siciliano ha vissuto lunghi periodi di colonizzazione, di decadenza, di magnificenza. Come i monumenti e gli stili architettonici, anche i piatti tipici non potevano non risentire di una sorta di contaminazione storica laica e religiosa. A Palermo si celebrano con particolare trasporto e sentimento tre festività, ovvero Santa Lucia (13 dicembre), San Giuseppe (19 marzo) e il famoso festino per la patrona Santa Rosalia. Festeggiare, celebrare e ricordare significa anche preparare ricette tipiche legate a tali giorni. Qui scoprirete cosa consumano i palermitani in queste occasioni speciali.

Arancine e Cuccia per la celebrazione di Santa Lucia

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Niente pane né pasta per i palermitani il 13 dicembre, giorno in cui secondo tradizione cristiana è avvenuto il martirio di Santa Lucia. A tavola solo arancine e cuccia. Lucia liberò Palermo dalla carestia nel 1646 facendo arrivare un bastimento carico di un alimento che la gente non vedeva da mesi, il grano. La popolazione però non aspettò, che il grano venisse lavorato e preferirono, per fare prima, bollirlo. L'aggiunta di olio creò il piatto della cuccia, anche se più che altro oggi si consuma dolce con ricotta e scaglie di cioccolato. Il 13 dicembre solo riso (quindi le arancine di tutti i gusti e forme), verdure e legumi, poiché le ragazze del popolo credevano aiutassero ad avere dei begli occhi (Santa Lucia è considerata la protettrice degli occhi). Il giorno di Santa Lucia è anche chiamato ironicamente “Arancina day”, l’amata pallina fritta e ripiena tradizionalmente con carne o burro, oppure gourmet. Quel giorno, le friggitorie e le cucine delle mamme e nonne si riempiono di odori forti e tradizionali che scaldano il cuore e la pancia!

La Sfincia di San Giuseppe

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Il dolce siciliano si prepara il 19 marzo per la celebrazione di San Giuseppe. Il nome deriva dal latino spongia, oppure dall’arabo isfanǧ, che hanno entrambi lo stesso significato di “spugna”. Gli arabi infatti chiamano ancora oggi Sfang o Isfang delle morbide frittelle condite con miele. Il dolce dunque si presenta come una frittella morbida e gonfia dalla forma irregolare, come una vera spugna. La farcitura è a base di ricotta, praticamente onnipresente nella pasticceria siciliana, gocce di cioccolato e decorazioni con frutta candita. 

Babbaluci e lo Scaccio per il festino di Santa Rosalia

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I festeggiamenti per la patrona di Palermo (il festino, il 14 e 15 luglio) è molto sentito tra la popolazione del capoluogo. Una festa tradizionalissima che è ricca di piatti tipici. Il primo piatto tipico sono i Babbaluci, ovvero le lumache, spesso piccole, di terra; sono semplicemente soffrite con aglio e prezzemolo, pronte per essere consumate lungo le strade affollate. Generalmente si trovano in Vucciria, mercato storico cittadino, e nel quartiere Kalsa, ma durante la Festa di Santa Rosalia alcuni venditori ambulanti espongono la preziosa mercanzia. Lo Scaccio invece è anche conosciuto come “passatemo”, cioè un mix di frutta secca come la “Semenza”, semi di zucca, o la “Calia”, ceci abbrustoliti, ma anche nocciole o arachidi, venduto rigorosamente in un “coppo” di carta. Si trova un po’ ovunque, per le strade.

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