L'associazione Scuole LICET, una comunità di scuole in Italia che promuovono la lingua, la cultura e il turismo italiano, ha avuto la brillante idea di presentare l'Italia dalla A alla Z utilizzando le 21 lettere dell'alfabeto italiano.

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Le scuole di lingua e cultura italiana per stranieri sono tutt’altra cosa rispetto alle “scuole” così come siamo abituati a immaginarle. Si tratta infatti di centri culturali, specializzati certo nell’insegnamento della lingua italiana, ma che si occupano di accogliere stranieri in viaggio culturale nel Bel Paese e di guidarli in un’esperienza italiana più o meno lunga: studenti, adulti, pensionati, professionisti, amanti della musica, della buona cucina, dell’arte. Un pubblico vastissimo e eterogeneo che si può certamente definire “di qualità”.

LICET è l’associazione nazionale che ne raccoglie oltre 50, sparse in tutta Italia, nelle più celebri città d’arte e nei piccoli borghi meno battuti dal turismo di massa. Le scuole per stranieri soddisfano le esigenze di chi cerca in Italia non solo il bagno nei mari più belli delle nostre isole, ma anche un bagno culturale fatto di immersioni nella nostra storia e nella nostra tradizione: per leggere l’Italia dalla A alla Z.



A come ARTE

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Si sa: l’Italia conserva uno dei patrimoni artistici più ricchi al mondo. Così numerosi sono i nostri beni culturali che abbiamo opere o rovine antiche, anche di immenso valore, che se si trovassero in altre città del mondo sarebbero il principale polo di attrazione del luogo. Da noi invece, trovandosi magari vicino a monumenti ancora più colossali, quasi vengono ignorate. Quanti italiani saprebbero dire dov’è il mastodontico Tempio del Divo Claudio? Pochi probabilmente. Eppure è lì, a pochi metri dal Colosseo: ma collocato fra Colosseo, Foro Romano, Arco di Costantino, chi si accorge del trascuratissimo Tempio di Claudio, grande solo come due o tre stadi di calcio?

B come BORGHI

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L’Italia è il paese dei mille campanili, dei mille comuni. E ognuno ha una sua storia, un suo prezioso valore artistico o naturalistico, una sua avventura da narrare ai visitatori. Così vai a Castelfranco Veneto e nel duomo trovi una Pala di Giorgione, passi per Sansepolcro e trovi un “San Ludovico” di Piero della Francesca. Oppure passeggi sulle coste della Campania e a Baia scopri un complesso archeologico straordinario, marino e sottomarino, quel che resta del luogo di villeggiatura più amato dagli aristocratici di Roma antica.

C come CINEMA

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Nessuno pensa certo di far concorrenza alla potente macchina da guerra che è il cinema americano. Ma se Spielberg in ET cita scene di Vittorio De Sica, se Tarantino guarda addirittura con devozione a Sergio Leone, se Scorsese riconosce come maestro indiscusso Roberto Rossellini, un motivo ci sarà. 

D come DIVERSITÀ

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Al contrario di quello che si pensa di solito, dal punto di vista etnico l’Italia è uno dei paesi più compatti d’Europa: niente a che vedere con le differenze che possono esserci all’interno della Spagna, del Regno Unito e perfino della Germania. Ma, in questa compattezza, la storia politica d’Italia ha favorito il crearsi di identità culturali regionali incredibilmente diversificate: per cui non solo parliamo mille dialetti diversi, ma mangiamo specialità gastronomiche differenti e mostriamo perfino caratteristiche “psicologiche” locali che solo la Commedia dell’Arte ha saputo rappresentare attraverso l’uso delle maschere.

E come ENOGASTRONOMIA

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Tutto si può dire dell’Italia escluso che non sia un posto dove si mangia e si beve stupendamente bene. Ma al di là delle specialità enogastronomiche ormai note in tutto il mondo (dalle lasagne alla pizza, dal Barolo al Limoncello) la varietà dei piatti regionali e locali è così vasta che viene perfino difficile parlare di “cucina italiana” visto che si va dalla caponata siciliana alla fonduta valdostana. A proposito: sapete qual è la parola italiana più esportata nel mondo negli ultimi decenni? È tiramisù!  

F come FESTE

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I grandi viaggiatori del passato organizzavano il loro Grand Tour in Italia tenendo ben conto delle date in cui si svolgevano le celebrazioni delle feste locali più importanti: e quindi l’ideale era capitare a Venezia durante il Carnevale e a Roma magari in giugno quando, per San Pietro e Paolo, Castel Sant’Angelo è tutto una girandola di fuochi d’artificio (una tradizione inaugurata addirittura, sembra, da Michelangelo). Ma quante altre feste patronali e laiche sono imperdibili? Dobbiamo citare San Gennaro a Napoli, la Festa dei Ceri a Gubbio, San Sebastiano a Siracusa o il Palio a Siena?

G come GUSTO

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Gli studenti stranieri delle scuole d’italiano a volte vengono in Italia spinti dal desiderio di imparare la nostra lingua e di conseguenza la nostra grammatica. Eppure, senza che talvolta loro stessi se ne rendano conto, spesso il loro viaggio è legato alla ricerca di un’altra grammatica, la grammatica del gusto! Non a caso, ai loro occhi, non siamo solo gli eredi della classicità e del Rinascimento: siamo anche fra i più raffinati creatori di moda e di design al mondo.

H come HABITAT

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Che l’Italia sia un Paese ricco di habitat diversi, da quello dei mari del Sud a quello delle Dolomiti, è cosa ben nota. Ma a volte noi stessi italiani non ci rendiamo conto che questa variabilità di habitat rende l’Italia un paese straordinariamente ricco di biodiversità: all’interno dei nostri confini il numero di piante e di animali diversi è infatti il più ricco d’Europa e di loro almeno il 10% è presente solo in Italia.

I come ITALIANI

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Qualunque italiano sia stato all’estero ha potuto notare che il dichiararsi italiano suscita spesso simpatia, qualche volta indifferenza, ma quasi mai ostilità. Sarà per la nostra storia che ci ha visto più spesso oppressi che oppressori? Sarà per la nostra immagine veicolata spesso da arte, musica, calcio e gastronomia più che da volontà di predominio? O forse sarà (come diceva un celeberrimo politico italiano del Novecento) per via di “quel sottofondo umano per cui in Italia anche le perfide leggi razziali nella loro applicazione in parte almeno fallirono”? Fatto è che “gli italiani” godono all’estero di buona reputazione e, detto fra noi, qualche volta perfino superiore al nostro merito.

L come LINGUA

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Quando si chiede a uno straniero perché studia italiano, una lingua così poco importante a livello di comunicazione internazionale, la risposta è quasi sempre la stessa: “Perché mi piace, perché suona bene, perché è una lingua bella”. Come linguisti, noi delle scuole d’italiano per stranieri, sappiamo benissimo che non esistono lingue belle e lingue brutte e al massimo possiamo freddamente considerare che l’alta frequenza di suoni vocalici determina probabilmente l’impressione di “bel suono”. Ma la percezione dell’italiano all’estero resta comunque questa ed è un patrimonio tutt’altro che irrilevante.

M come MUSICA

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Il “bel suono” dell’italiano è confermato dalla sua grande adattabilità alla musica e al canto. Non a caso siamo la patria non solo del melodramma, ma anche di una tradizione musicale di epoca più recente che va dalle colonne sonore di Ennio Morricone fino alla più datata canzone napoletana e risale perfino a tempi assai più remoti. Del resto non si dice che pure l’Imperatore Nerone, vedendo bruciare Roma, suonasse la lira canticchiando canzoni composte da lui stesso? 

N come NOVITÀ

Le scuole d’italiano per stranieri spesso si sorprendono per la quantità di “ritorni” dei propri iscritti: c’è chi torna per due, tre, quattro anni di seguito e c’è perfino chi ha l’Italia come tappa fissa di un viaggio ogni anno, magari da vent’anni o più. Come si spiega? È abbastanza semplice: proprio per la sua varietà di offerte, l’Italia non finisce mai di sorprendere. E poi, basta la costruzione di una metropolitana, una buca che si crea magari per una infiltrazione d’acqua, uno scavo per le fondamenta di un palazzo e si fanno nuove scoperte, talvolta così importanti da costringere gli studiosi a riscrivere non solo le guide turistiche, ma anche i libri di archeologia e quelli di storia.

O come OZIO

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L’immagine dell’italiano fannullone e pigro è ormai confinata al ruolo di barzelletta o di stereotipo, anche all’estero. Ma il particolare rapporto degli italiani con l’ozio, ozio inteso nel senso latino di otium, cioè di tempo destinato all’allontanamento dai problemi quotidiani del negozio (che, negando l’ozio, ne è appunto il contrario), quello esiste e resiste tutt’oggi: l’ozio per riposarsi, ma soprattutto per pensare, per ricrearsi, per riflettere e per… filosofeggiare. Certo lo stile di vita all’italiana si va progressivamente corrompendo. Ma da noi lo stile di vita all’americana (american way of life) non ha ancora vinto!


P come PIAZZA

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Come in un film degli anni Sessanta: la piazzetta del paese, i tavoli del bar, la chiesa, la farmacia, il barbiere… un’immagine da cartolina? Eh, no, da noi tutto questo è ancora molto presente. I grandi centri commerciali, da noi, non sono ancora riusciti a sostituirsi come punto di ritrovo della comunità alla piazza o, come spesso si dice, alla “piazzetta”. Chi vive questa realtà quotidianamente forse non si rende conto di quanto sia importante non perderla!

Q come QUALITA'

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Benché l’immagine nazionale veda gli italiani poco puntuali, a volte superficiali e certo più disposti alla creatività che al rigore, il “marchio-Italia” è spessissimo sinonimo di alta qualità. E questo non vale solo per il settore gastronomico dove “prodotto in Italia” è garanzia di livello altissimo, per l’industria dell’abbigliamento e delle scarpe (e quale straniero non ha comprato almeno una volta delle scarpe italiane?) o per tutta la produzione legata al lusso. Inaspettatamente l’Italia è un paese assai qualificato anche nell’ambito della meccanica di precisione: una branca dell’industria che è rimasta fiore all’occhiello del made in Italy anche nei momenti di peggior crisi economica.

R come RELIGIONE

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Forse perché l’Italia è patria del cattolicesimo è difficile per gli stranieri interpretare gli italiani dal punto di vista della religione: il fatto è che la storica vicinanza col potere ecclesiastico rende il senso del sacro italiano… molto terreno. Succede quindi che in paesi molto più laici del nostro (e parliamo per esempio di Stati Uniti o di Gran Bretagna) il “senso religioso”, implicito talvolta perfino nella Costituzione, sia in taluni casi più spiccato che da noi.

S come STORIA

Un certo cinismo politico e una forse eccessiva disposizione alla realpolitik e al bizantinismo sono caratteristiche molto italiane, legate a una storia lunga e piena di dominazioni straniere o autoritarie. Tuttavia è nella storia degli ultimi secoli che si è formato il carattere degli italiani moderni: una storia che in molti casi noi stessi o non conosciamo o interpretiamo secondo schemi imposti spesso dai governanti per “amor di quiete”. Un tipico errore? Immaginare i nostri eroi del Risorgimento come sognatori votati al martirio, quasi come dei santini: non come veri rivoluzionari e combattenti, spesso violenti, talvolta anarchici e certo convinti che “la rivoluzione non è un pranzo di gala”. Certo: è molto più comodo e rassicurante per tutti, anche per noi stessi, pensarci come pacifici, un po’ pavidi e tolleranti mangiaspaghetti.

T come TEATRI DELL’OPERA

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Quando si pensa all’architettura italiana normalmente la mente corre più alle ville di Palladio che non ai teatri. Eppure il patrimonio teatrale italiano è immenso, basti pensare al Farnese di Parma, all’Olimpico di Vicenza, al Bibiena di Mantova, al Bellini di Catania, al Regio di Torino, al San Carlo di Napoli, al Petruzzelli di Bari, alla Fenice di Venezia, o alla Scala di Milano. Ma certo, perché pensare ai teatri se poi l’Opera possiamo vedercela anche all’Arena di Verona o alle Terme di Caracalla di Roma?

U come UMORISMO

In un corso di lingua e cultura italiana per stranieri l’obiettivo più ambizioso, forse, è quello di trasmettere le caratteristiche del nostro senso dell’umorismo. Cosa ancor più difficile oggi, in un clima di forte invasività del “politicamente corretto” che va a toccare alle radici un’ironia che, per le nostre caratteristiche storiche, è legata proprio alle “diversità”: diversità regionali (e anche locali), diversità linguistiche e dialettali, diversità di sentimenti religiosi e talvolta etici. Cosicché quello che altrove è nazionalismo da noi può diventare talora puro campanilismo, quello che altrove è blasfemia da noi è spesso scaramanzia, quello che altrove è razzismo da noi può diventare ironicamente un gioco delle parti. E d’altra parte se il nostro turpiloquio è caratterizzato al 90% da termini sessuali mentre quello di popoli germanici è invece di tipo più “escrementizio”, un motivo c’è. 

V come VERDE

Grandi viaggiatori e scrittori del passato definivano l’Italia “giardino d’Europa”. E non avevano torto se pensiamo che i boschi coprono quasi il 40% del suolo italiano. Fra l’altro con le politiche di riforestazione degli ultimi decenni le aree verdi italiane sono in espansione.

A questo si aggiunga che anche le stesse grandi città dispongono spesso di aree verdi superiori a quello che potremmo immaginare. Solo l’area urbana di Roma, per esempio, dispone di 46 milioni di metri quadrati di verde e la stessa città “industriale” di Milano di ben 22 milioni. D’altra parte fino a non più di 150 anni fa le città erano spesso disseminate di ville con immensi parchi e giardini: non è strano che anche dopo l’urbanizzazione moderna una certa quota di verde sia sopravvissuta.


Z come ZAPPING

Nonostante il progressivo espandersi dell’uso del computer, sia per accedere alle informazioni sia per vedere film, la televisione resta ancora in Italia un elemento centrale nell’economia nazionale e anche nella vita quotidiana della maggior parte delle famiglie: d’altra parte il computer è certamente preferito dalle generazioni più giovani, ma l’Italia, con il suo basso tasso di natalità (uno dei più bassi del mondo) e con la durata media della vita sempre più alta (siamo uno dei popoli più longevi del mondo) ha tante persone che sono ancora legate allo schermo più tradizionale. Questo spiega perché, politicamente, la battaglia per il controllo delle reti pubbliche sia sempre così accesa e qualche volta, agli occhi degli stranieri, esagerata: esagerata come spesso esagerati sembrano gli italiani. 

Tutto questo, e molto di più, aspetta il visitatore straniero in Italia. Visitatore che è difficile definire “turista” (parola che fa pensare al frettoloso consumatore di selfie), difficile chiamare “esploratore” (che fa pensare all’avventuroso viandante della giungla), improprio chiamare “viaggiatore” (perché magari il suo viaggio, se pur lungo, si limita ai confini di un singolo borgo o di una singola città), buffo chiamare “studente” (perché lo studio della lingua è solo un aspetto dell’esperienza-Italia).

Di questi visitatori si occupano le scuole d’italiano per stranieri: accompagnandoli nella scoperta di realtà che sarebbe impossibile scoprire da soli, fornendo gli strumenti culturali per decodificare messaggi e comportamenti che possono essere molto diversi da quelli della terra d’origine, dando l’opportunità di vivere l’Italia “come un italiano” e in molti casi offrendo oltre che una serie di servizi, anche compagnia e amicizia: per leggere l’Italia dalla A alla Z.

L'articolo è stato curato da Roberto Tartaglione, presidente dell'associazione LICET. 

Presidente associazione LICET (Lingua Italiana Cultura e Turismo) - https://scuole-licet.it/

Direttore di SCUDIT (Scuola d’Italiano Roma) - http://www.scudit.net


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