Milano è un coloratissimo museo a cielo aperto: senza pareti sì, ma con migliaia di muri che ospitano le opere di street art più avanguardistiche d’Italia. Dal centro alle periferie della città l’arte graffitara crea itinerari urbani indimenticabili.

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La capitale meneghina, seguendo le orme di altre metropoli internazionali come New York, Berlino, Buenos Aires, Melbourne e Taipei ha trasformato le sue grigie pareti in un’esplosione di arte e splendore: la vita in una grande metropoli può essere frenetica e alienante ma grazie al lavoro di tanti street artists italiani e internazionali oggi tutti noi possiamo sentirci un po' meno soli e farci confortare da questa grande bellezza.

Scopriamo insieme alcune delle opere più entusiasmanti, partendo dal cosmopolita centro città per spostarci verso le periferie abbandonate e per ritrovarci infine in un vero e proprio castello di graffiti.

La bellezza salverà il mondo

F. Dostoevskij

I tour nel cuore underground di Milano: il quartiere Ortica

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Cominciamo il nostro tour virtuale da Ortica, un’area urbana nella zona est della città che ha conservato negli anni una forte identità di quartiere, con la sua piccola chiesa, i commercianti al dettaglio e un passato bucolico. Nel secondo dopoguerra questa identità venne intaccata dalla forte crescita industriale che causò la nascita di diverse fabbriche e impianti produttivi che cambiarono il volto del quartiere.

Contro il grigio e l’anonimato si ersero degli eroici paladini della street art che diedero vita al progetto Or.Me (Ortica Memoria), un sogno di oltre venti murales che racconta la storia del quartiere e porta colore nelle vite degli abitanti. I graffiti riguardano i più svariati temi e sono molto apprezzati dai residenti che ne hanno fatto motivo di vanto.

Una firma tra le tante è quella di Blank, una giovane donna che ha realizzato ben 15 opere in giro per Milano e in particolare a Ortica ha creato l’Octopus viola e Paperino sulla vespa.

Il Leoncavallo è la Cappella Sistina della contemporaneità

Vittorio Sgarbi

Il quartiere Greco e i luoghi iconici del movimento milanese: Leoncavallo e dintorni

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Il quartiere Greco si trova a nord di Milano: tra queste strade potrete dedicarvi a uno dei tour più underground e storici della città. Il movimento graffitaro e di street art milanese infatti ha raggiunto il suo massimo splendore con i murales del Centro Sociale occupato Leoncavallo, nato nel 1975 che ospita, sia all’interno delle sue mura che nelle vie limitrofe (come via Watteau) delle vere e proprie opere d’arte muraria di grande pregio.

Vicino al Leoncavallo troverete il parco della Martesana dove verrete accolti dai famosi pinguini-panettoni dell’artista Pao. A pochi passi da qui poi potrete imbattervi nel quartiere di NoLo, la cui strada principale, via Pontano è una vera e propria “East side gallery” alla milanese: i molti murales sono numerati come le opere d’arte di un museo! Qui potrete ammirare opere come L’uomo d’affari, Are Your Happy? Zero Like e Pioggia non potabile.

Altri itinerari tra murales antagonisti e graffitari internazionali

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Vediamo insieme una rapida carrellata di altri tesori nascosti tra le strade dei quartieri milanesi del centro prima di spostarci verso le periferie della città.

Le vie vicino alle stazioni ferroviarie urbane sono sempre ricche di sorprese: l’artista Blu ha regalato alla trafficata stazione di Lambrate un mega murale raffigurante delle biciclette che schiacciano una marea di auto, auspicando così una riorganizzazione del traffico cittadino.

In zona Forlanini, alla stazione del passante, i muri ospitano un bellissimo murale dedicato a Jannacci intitolato “El purtava i scarp del tennis” e uno dedicato ai treni, metafora dell’essere umano in perenne movimento.

Il quartiere Isola e la zona della stazione di Porta Garibaldi, un tempo travolti dal degrado e mal frequentati, ora grazie ad un imponente progetto di riqualificazione urbana possono a buon diritto essere annoverate tra le aree più belle di Milano. A questo traguardo hanno contribuito i fantastici graffiti e wall painting che popolano i muri del quartiere.

Il quartiere Niguarda ospita un mastodontico murales antifascista che ricorda il contributo che gli abitanti della zona dettero durante le lotte per la liberazione di Milano: in particolare omaggia alcuni dei suoi caduti come Gina Galeotti Bianchi, soprannominata Lia, partigiana uccisa dai fascisti a pochi passi dalla zona in cui ora sorge il murale.

Lo street artist Milo ha rivoluzionato la facciata di due palazzine nella zona di Porta Vittoria nell’ambito del progetto “Il giardino delle culture” creando due capolavori in bianco e nero dove spiccano potenti due cuori rossi.

Milano rende onore ai suoi concittadini che si sono distinti nei più importanti campi artistici creando per loro un enorme murales sul muro del convento della Visitazione in zona Crocetta: tra gli altri qui potrete guardare negli occhi Iannacci, Gaber, Franca Rame, Mariangela Melato, Alda Merini e Gadda.

Il MAUA: Museo di arte urbana aumentata

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Una menzione particolare merita il progetto MAUA che oltre alla città di Milano coinvolge anche Torino e Palermo. Si tratta di un museo a cielo aperto le cui opere d’arte vengono segnalate dagli stessi abitanti del quartiere: stiamo parlando di un nuovo modello di museo, più partecipativo e diffuso in cui gli stessi abitanti del territorio sono chiamati a collaborare insieme per la valorizzazione del proprio ambiente.

Una volta giunti di fronte al murales che v’interessa potrete inquadrare l’opera d’arte attraverso l’app Bepart e lasciarvi sorprendere dagli effetti della realtà aumentata.

Quando la tecnologia incontra l’arte umana, grandi cose possono accadere!

Chi davvero sfregia i nostri quartieri sono le aziende che scribacchiano slogan in formato gigante sulle facciate degli edifici e sulle fiancate degli autobus, cercando di farci sentire inadeguati se non compriamo la loro roba

Bansky

La urban stree art nelle zone industriali abbandonate intorno milanesi

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La città metropolitana di Milano comprende oltre alle zone del centro anche una serie di paesi periferici stretti gli uni agli altri che creano un agglomerato urbano dalle dimensioni impressionanti.

Per via della sua vocazione industriale nata nel dopoguerra, la periferia di Milano ospita moltissime fabbriche e stabilimenti, molti dei quali versano in uno stato di abbandono e degrado.

Soprattutto tra i giovani esiste una vera e propria passione nei confronti dei luoghi abbandonati che spesso vengono utilizzati come “tavolozza” dai graffitari per creare la bellezza al posto del degrado; il desiderio di visitare questi luoghi decadenti ha creato un vero e proprio turismo dedicato a queste destinazioni. Certo, un turismo un po' underground, un po' avventuroso, un po' “strano”: eppure affascinante.

L’area industriale di Sesto San Giovanni ad esempio è stata trasformata dagli street artists Pao, Tawa, TvBoy che l’hanno resa una meta imperdibile per gli amanti del genere.

Nelle provincie limitrofe a quella milanese sono inoltre da segnalare il sito di Consonno (50km a nord di Milano), la città dei balocchi caduta in rovina e ora sede di bellissime opere di street art e il manicomio abbandonato di Mombello, inquietante e spettacolare testimonianza di una realtà italiana da non dimenticare.

Ma ora vediamo insieme il più importante luogo della street art della periferia milanese, il castello di Zak

Fare graffiti è il modo più onesto di essere un artista. Non ci vuole denaro per farli, non hai bisogno di istruzione per capirli, e non c'è una tassa di ammissione.

Bansky

Zak's castle, the temple of street art

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Appena fuori Milano, nella città di Cormano, si trova un luogo davvero incredibile: una ex fabbrica abbandonata trasformata in un vero e proprio tempio della street art che prende il nome di Castello di Zakula o di Zak.

Il re del castello è Zakaria Jemai, un sessantenne tunisino dall’aria misteriosa, giunto in Italia moltissimi anni orsono e che decise di eleggere questo luogo abbandonato come sua dimora. Con una laurea in diritto amministrativo e due figli un giorno Zakaria decise di mollare tutto per girare il mondo e fare lo chef: arrivato in Italia però una tragedia lo colpì scaraventandolo nella clandestinità.

“Ad un certo punto della mia vita sono diventato un clandestino” racconta zio Zak “due erano le strade: o diventare delinquente o barbone, o rialzarsi soffrendo. Ha scelto la seconda. Ho visto questo palazzo e, non so come mai, ho deciso di farlo diventare casa mia. E dopo 10 anni di sofferenza è nato il castello con tutte le sfumature della mia vita disegnate su muri crepati, esattamente come è successo a me”

Grazie alla sua grande passione per l’arte Zak ha trasformato questo luogo lugubre in un vero e proprio punto di riferimento per moltissimi street artists italiani ed internazionali i quali a loro volta hanno trasformato queste vecchie rovine in un tempio dell’arte muraria. Oltre ad aver riempito i muri di opere d’arte meravigliose il castello di Zak è diventato un punto di ritrovo per artisti dove trascorrere momenti di convivialità con lo “zio” Zak, ascoltare le sue storie o condividere un pasto.

Il castello di Zak per le sue sensazionali caratteristiche è stato scelto come set per diversi shooting fotografici di moda, per spot pubblicitari e molto altro: il noto cantante Ghali ad esempio ha realizzato qui il video per la canzone “Hababi”.

Lo “zio” Zak ha trasformato il suo castello in un luogo destinato all’arte terapia: molti bambini autistici infatti danno libero sfogo alla loro creatività disegnando sulle pareti del castello seguiti da professionisti, questo a dimostrazione del fatto che l’intraprendenza e la bellezza possono davvero salvare, non solo il mondo, ma anche gli uomini.

Video "Habibi" al castello di Zak

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