Lo stile liberty in Italia
In Italia il nome “liberty” deriva da quello dei magazzini fondati a Londra nel 1875 da A. Lasenby Liberty, specializzati nella vendita di prodotti provenienti dall’estremo oriente. Gli artisti dell'Art Nouveau prediligevano la Natura come fonte di ispirazione ma ne stilizzarono evidentemente gli elementi e ampliarono tale repertorio con l'aggiunta di alghe, fili d'erba, insetti.
Il liberty, dunque, trovò nell'architettura il suo maggior successo, lasciando ai posteri una delle testimonianze più durature. La corrente artistica del Liberty si dissolverà con l’inizio della prima guerra mondiale ma molte città italiane, tra cui Roma, conserveranno l’apparato architettonico di molti palazzi e ville per mantenere intatta la memoria storica del periodo della Bella Époque.
La Roma secondo D'Annunzio: un anticipo di Liberty
Con queste parole Gabriele D’Annunzio, poeta, drammaturgo, uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano simbolo del Decadentismo, parla di Roma nel suo romanzo Il Piacere: “Roma era il suo grande amore: non la Roma dei Cesari, ma la Roma dei Papi; non la Roma degli Archi, delle Terme, dei Fòri, ma la Roma delle Ville, delle Fontane, delle Chiese. Egli avrebbe dato tutto il Colosseo per la Villa Medici, il Campo Vaccino per la Piazza di Spagna, l’Arco di Tito per la fontanella delle Tartarughe. La magnificenza principesca dei Colonna, dei Doria, dei Barberini l’attraeva assai più della ruinata grandiosità imperiale.” (G. D’Annunzio, Il Piacere, 1888).
Questo l’incipit del celebre romanzo “Il Piacere”. Siamo nelle stanze di Palazzo Zuccari, all’inizio di via Gregoriana, appena attraversata piazza di Spagna, salita la scalinata di Trinità de’ Monti, il cui orologio sta suonando le tre e mezza. Sta per giungere Elena Muti, la bellissima donna con cui Andrea aveva avuto una tempestosa relazione che si era improvvisamente interrotta due anni prima. Ora lei, che è sposata con un lord inglese e vive all’estero, sta per raggiungere l’antico amante, che l’attende in uno scenario che è la quintessenza del gusto del liberty, del decò, che talvolta finisce per diventare davvero Kitsh: ecco allora il legno di ginepro che arde nel caminetto, le tende di broccatello dalla trama fiorita, tazze da tè di squisita fattura decorate con figure mitologiche e una grande profusione di fiori profumatissimi dentro coppe di cristallo, foglie, petali, “Una grande rosa bianca, che si disfaceva a poco a poco, languida, molle con qualche cosa di feminino”.

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