I “Misteri” sono carri allegorici della tradizione procidana, realizzati con materiali poveri per la processione del Venerdì Santo.
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I Misteri di Procida
Chi si reca nella splendida Procida durante il periodo pasquale, si ritroverà certamente in un'atmosfera di grande fermento, che pervade l'isola e tutti i suoi abitanti. Per tradizione, infatti, vengono realizzati i "Misteri", opere di artigianato realizzate ogni anno che rappresentano dei soggetti biblici: vere e proprie raffigurazioni di alcune scene, molto spesso rivisitate in chiave moderna (ad esempio, personaggi della Bibbia costruiti come fossero personaggi dei lego!).
I Misteri, che vedono il lavoro congiunto di intere squadre che fanno parte dell'associazione “Cultura e Tradizione Misteriale” e cominciano a lavorare mesi prima della Pasqua, sfileranno poi in processione, una tradizione che si tramanda sull'isola da secoli, parliamo infatti di fine Seicento.
I carri allegorici vengono realizzati con materiali poveri come legno, stoffa o cartapesta e la loro grandezza è variabile, così come l'età e il grado di professionalità degli artisti coinvolti.
I “cantieri” dove i Misteri sono “work in progress” fino al venerdì Santo che precede Pasqua, sono liberamente visitabili da turisti e curiosi, che possono lasciare un'offerta per aiutare il lavoro degli artisti.
La processione
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Il momento che tutti attendono è, appunto, la processione del Venerdì Santo, che parte alle prime luci dell'alba dall'antico borgo di Terra Murata (dove sono ubicati anche i laboratori dell'associazione Misteriale) e percorre tutto il centro storico, fino a Marina Grande, il porto dell'isola.
I Misteri (che vengono costruiti ogni anno in numero variabile, compreso tra i 40 e i 60) vengono portati a braccio dai giovani isolani che indossano vesti da “confratelli” ispirate alla Confraternita dei Turchini: manti turchesi su saio bianco.
Una tradizione pittoresca e spettacolare che però esclude le giovani donne: alla lavorazione e alla processione prendono parte esclusivamente uomini.
Oltre ai Misteri, sfilano in processione l'amatissima statua del Cristo Morto (leggenda vuole che la statua lignea sia stata scolpita da un carcerato), l'Addolorata e il pallìo, il baldacchino funebre.
A seguito del corteo sono presenti anche i fedeli e bambine e bambini: gli “angioletti”.
Al termine della funzione religiosa, i Misteri vengono smontati e, particolare curioso, tutti i cibi che facevano parte delle composizioni (frutta, uova, pane) vengono poi distribuiti e mangiati dai partecipanti.
Il Cristo Morto
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La storia di questa statua profondamente amata da ogni cittadino di Procida, è in verità diversa da quella raccontata dalle leggende. Il suo autore è Carmine Lantriceni, scultore napoletano del Settecento. Il Cristo Morto è infatti stato scolpito nel 1728.
Sembra che Latriceni fosse un artigiano esperto nell'arte presepiale e che la scultura gli fu espressamente commissionata dalla Confraternita dei Turchini, proprio allo scopo di portarla in processione. Il Cristo Morto è una statua barocca dal forte bagaglio emozionale: è stata costruita in maniera tale da evidenziare la sofferenza e l'umanità della figura di Cristo, suscitando nello spettatore una grande partecipazione spirituale. Il materiale utilizzato per la realizzazione è legno policromo e la struttura della statua suggerisce che il suo autore, il Lantriceni, avesse profonda conoscenza della figura umana e di come trasmettere la sua plasticità.
La statua del Cristo Morto è visitabile nella Congrega dell'Immacolata Concezione di Procida, conosciuta come Congrega dei Turchini, in Via Marcello Scotti.
Procida e la religione
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Il legame con la fede cristiana a Procida si avverte fortissimo, specialmente nel periodo pasquale. Che siano davvero credenti oppure no, i cittadini collaborano insieme per mantenere salde le tradizioni nei secoli, mantenendo intatta quella unicità e quell'orgoglio isolano che hanno fatto guadagnare a Procida il titolo di capitale della cultura 2022. Anche il visitatore se ne accorge e viene coinvolto in una grande festa, dove trovano spazio sia penitenza che gioia, insieme a una celebrazione dell'arte e a una manifestazione del culto così squisitamente campana: devota ma con il gusto del barocco e dell'eccesso.