Il tempo e l’attività umana sembrano essersi misteriosamente fermate qui. Conosci la storia di questo borgo cilentano attraverso il nostro articolo!

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Il Parco Nazionale del Cilento

Storia, cultura, luoghi di interesse archeologico, paesaggi mozzafiato, natura incontaminata. In Campania, il parco nazionale del Cilento regala tutto questo e molto altro. L’area naturale protetta si estende per quasi 200.000 ettari, abbracciando l’intera provincia di Salerno e le zone ad ovest del Mar Tirreno. Insieme ai siti archeologici di Paestum e Velia e alla Certosa di Padula, il Parco è stato inserito nella lista dei patrimoni UNESCO nel 1998.

Ecco alcuni dei criteri ufficiali per i quali il parco si è meritato un posto nella lista dei patrimoni immateriali dell’UNESCO:

1.CRITERI STORICI
-Il territorio della regione del Cilento ha funto da percorso chiave per le comunicazioni culturali, politiche e commerciali in epoca preistorica e nel Medioevo. Dunque, il suo paesaggio acquisisce grande importanza culturale;

-In due episodi chiave per lo sviluppo delle società umane nella regione del Mediterraneo, l'area del Cilento ha fornito l'unico mezzo di comunicazione tra l'Adriatico e il Tirreno. Il paesaggio culturale di oggi illustra vividamente questo passaggio storico.

2. INTEGRITÁ
All'interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano si trovano siti di grande rilevanza archeologica e artistica perfettamente intatti: i due siti archeologici delle città greche di Paestum e Velia, il complesso monumentale dell'antico monastero della Certosa di Padula, gli insediamenti lucani di Moio della Civitella, Roccagloriosa e Caselle a Pittari. Il vasto sito contiene anche paesaggi marini (Punta Licosa, Palinuro e Punta degli Infreschi) e paesaggi dell'entroterra. L’intero sito è un’area naturale protetta di importanza nazionale e questo ne garantisce l'integrità. Infatti, nonostante le inevitabili trasformazioni del territorio durante i secoli, il sito ha conservato le sue originali caratteristiche frutto di una millenaria interazione tra uomo e natura.

3. AUTENTICITÁ
L'autenticità dell’intera area e degli elementi culturali all'interno del parco è rilevante. Il sito fornisce un esempio di paesaggio culturale di eccezionale importanza per l’area del Mar Tirreno. Le tracce di occupazione umana risalenti ai tempi preistorici sono ancora visibili nelle vestigia di antiche reti di sentieri di montagna, così come in molti santuari religiosi. L’autenticità del sito è ben visibile anche nei villaggi e nelle frazioni sopravvissute e che hanno subito solo pochi cambiamenti.

È facile immaginare che, ricoprendo un vastissimo territorio, il Parco ospita una quantità considerevole di luoghi maestosi che spaziano dalle categorie di interesse storico, culturale e paesaggistico. Dunque, risulterebbe impossibile raccontare di ogni singolo gioiello custodito in questa immensa e incantevole area in una sola volta.

Tra gli affascinanti luoghi di interesse, vale la pena raccontare di Roscigno, un piccolo borgo del Parco che nasconde una curiosa quanto sorprendente storia. Questo piccolo tesoro del Cilento, infatti, è una vera e propria città fantasma. Qui il tempo sembra essersi fermato. Le strade in pietra malandate, l’abbeveratoio al centro della piazza, le case antiche, tutto sembra essere venuto fuori da una macchina del tempo. Ad acuire la sensazione anacronistica, un unico abitante rimasto. È lui che accoglie i visitatori nonostante il paese sia, a tutti gli effetti, non più abitabile.

La Pompei del '900

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Per capire la storia del misterioso borgo di Roscigno, dobbiamo tornare all’inizio del secolo scorso, quando due ordinanze comunali disposero lo sgombero del paese a causa dell’inagibilità dell’area. La zona, infatti, era interessata da continue frane che mettevano in pericolo la vita degli abitanti e, per questo, rendevano inabitabile la piccola cittadina. Tuttavia, la storia sismica di Roscigno ci riporta, in realtà, agli inizi del ‘500, quando i continui cedimenti del terreno già costringevano la popolazione a una vita nomade. Nel luogo dove sorge il grazioso borgo, l’acqua è sempre stata l’elemento dominante. Nei secoli, la sua preponderanza nel sottosuolo ha reso il terreno fragile e soggetto a continui smottamenti. Lo storico dissesto idrogeologico giustifica, quindi, le frane frequenti e l’impossibilità di costruire un’attività umana stabile.

In sostanza, il nomadismo è una sorta di retaggio per i roscignoli. Come gli antichi pompeiani, anche loro furono costretti a fuggire a causa della forza della natura. Per questo motivo, Roscigno è stata definita la Pompei del ‘900.

Il borgo fantasma di Roscigno e il suo unico abitante

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Ecco un fatto sorprendente: nonostante gli evidenti impedimenti, gli abitanti del borgo hanno continuato a vivere a Roscigno fino agli anni ’60! Molti, poi, si sono trasferiti in paesi limitrofi, mentre molti altri sono addirittura emigrati oltreoceano. Resta, però, il fatto che Roscigno non è mai stata davvero abbandonata, neanche di fronte all’evidente impossibilità di viverci serenamente.

Girare oggi tra le strade del paese è un’esperienza suggestiva. Vi sono diversi agglomerati di case suddivisi in base ai mestieri dei proprietari. Le insegne di antiche botteghe ormai corrose dal tempo resistono affisse ai muri, creando una sensazione di immersione in un tempo lontano. Le case sono tutte piccole e costruite in pietra, con un piano terra adibito ai più vari usi dalla stalla al bagno, dalla cantina al deposito.

In seguito alle ordinanze per lo sgombero della città, tre furono i contadini della resistenza. Luigi, Grazia e Teodora hanno vissuto a Roscigno senza luce né acqua corrente per anni. Quando Teodora è morta nel 2000, il testimone di abitante solitario è passato a Giuseppe Spagnuolo, ad oggi il vero simbolo della resistenza e riconosciuto a tutti gli effetti come il guardiano di Roscigno.

Giuseppe è un sessantenne vispo, dalla barba folta e quasi sempre attaccato alla sua pipa. Ha trascorso nel borgo la sua infanzia e, dopo anni in cerca di fortuna per il mondo, è ritornato alle sue origini. È lui che oggi si prende cura del paesino: innaffia le piante, dà da mangiare gli animali, apre i balconi, pulisce la piazza. Il signor Spagnuolo fa anche da cicerone ai turisti, guidandoli per le vie del borgo, mostrando le rovine e raccontando la storia, ancora viva e custodita nei suoi ricordi, di una cittadina che non ha mai voluto arrendersi alle avversità imposte dalla natura. Del resto, alcuni contadini continuano a coltivare sporadicamente i loro campi e ad allevare il loro bestiame, appoggiandosi nelle case ormai in rovina come deposito per gli attrezzi o come stalle. Insomma, finché le abitazioni – seppur traballanti – reggono e finché il signor Giuseppe accoglierà i turisti, il borgo di Roscigno non sarà mai veramente abbandonato.

Museo della Civiltà Contadina

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Negli anni ’80, nacque il Museo della Civiltà Contadina con sede in sei sale dell’ex-municipio. Attraverso l’esposizione di testimonianze fotografiche e utensili, ogni sala racconta un ciclo lavorativo, passando dal vino all’olio, dall’allevamento all’attività casearia, della lavorazione dei campi e alla produzione della lana. Tutto il percorso espositivo racconta la storia di una vita bucolica, perfettamente armonica e vissuta nel rispetto della natura e nella sacralità conferita al lavoro. Questo racconto vive fuori e dentro le mura del Museo. Non a caso, Roscigno è conosciuta anche come il Paese-Museo.

Un'esperienza suggestiva

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Come anticipato, il borgo sembra non essere stato intaccato dalla modernità. Nel tempo, la città ha perfettamente conservato tutti i tratti urbanistici e architettonici tipici del passato. Tuttavia, molte sono le strade oggi inaccessibili perché pericolanti. Così, poter ascoltare le storie di Giuseppe Spagnuolo rappresenta un dono prezioso per rivivere i commoventi ricordi di Roscigno.

Curiosità

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Il borgo è stato usato come set cinematografico per videoclip e film, tra cui “Cavalli si nasce” (1989) di Sergio Staino e “Noi credevamo” (2010) di Mario Martone. Inoltre, il borgo e la sua storia hanno attirato l’attenzione del National Geographic che, nel 2018, ha fatto visita al suo unico abitante suscitando curiosità e interesse in tutto il mondo. 

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