Zungoli: un piccolo borgo nato a scopo difensivo che negli anni ha acquisito valore artistico e architettonico tanto da entrare a far parte tra i borghi più belli d’Italia.

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Una piccola località d’eccellenza campana

Con poco più di 1000 abitanti, Zungoli è un borgo in provincia di Avellino. Considerato tra i borghi più belli d’Italia dall’associazione privata omonima, per lo spiccato interesse storico e artistico che ospita, è uno dei cinque centri abitati della Campania ad aver ricevuto la “bandiera arancione”, ossia un qualitativo riconoscimento in ambito turistico-ambientale conferito dal Touring Club Italiano, un ONLUS avente come fine la promozione territoriale e turistica. Situato al confine con la regione Puglia, il piccolo centro abitato si presenta come un tipico comune irpino grazie al suo progressivo sviluppo sulla cima di un colle tufaceo, caratterizzato da un centro storico abitato e attraversato da vie acciottolate e scalinate in pietra.

Un borgo feudale di cui la nobiltà si è preso cura

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Nonostante il nome dell’antico borgo appaia per prima volta intorno alla metà del XI secolo, indicato come Zuncoli in occasione della consacrazione della Chiesa di San Cataldo, esistono reperti che indicano un insediamento umano sin dall’Età del Rame. La sua posizione strategica, lontana dai grandi centri abitati e nascosta delle vicine montagne, gli ha permesso di essere sede di una fortezza che si è conservata quasi completamente fino ai giorni nostri, il cosiddetto “Castrum Caroli”, edificato intorno al XII secolo e posseduto primordialmente dagli Angioini: fu ceduto dallo stesso Carlo I D’Angiò a Enrico di Valdimonte, per poi passare ad altre antiche famiglie feudali del tempo che hanno risieduto all’interno tenendone cura fino all’abolizione della feudalità nel 1806.

Il Castello Normanno e il centro storico che lo racchiude

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Tra i beni architettonici che hanno permesso al borgo di Zungoli di essere definito e riconosciuto come uno dei più belli d’Italia c’è il Castello Normanno a pianta quadrata, costruito con il chiaro intento di difendere l'area dalle incursioni bizantine, che presentava originariamente quattro torri angolari di forma cilindrica su basi a scapata: una di esse rimase abbattuta, senza essere mai più ricostruita, dal terremoto del 1456 che colpì l’Italia centro-meridionale. La facciata, larga 30 metri e alta 14, nel corso dei secoli ha ricevuto, esattamente come l’interno dell’edificio, numerosi interventi volti al fine di far divenire lo stesso una residenza civile, tra cui un ultimo nella prima metà del XIX secolo da parte dei marchesi Susanna di Sant’Eligio, che da oltre due secoli sono l’attuale famiglia proprietaria. Il Castello è situato in una delle due piazze principali ed è raggiungibile da nord mediante un ponte in pietra di tufo che separa il centro storico del borgo dal resto delle abitazioni circostanti. Nel centro storico, tra le strette strade che si intersecano tra logo, si distinguono diversi palazzi dalle interessanti strutture ed elementi lapidei antichi, che nel corso degli anni, pur avendo subito variazioni, sono sempre rimaste destinate ad un uso residenziale, come il Palazzo Caputi di fronte all’ex carcere borbonico, il Palazzo Annichiarico Petruzzelli situato accanto al Castello nella Piazza omonima, Palazzo Giandolfi e Palazzo Jannuzzi, tutte dimore di individui rilevanti dell’epoca che ancora oggi appartengono ai discendenti delle famiglie nobiliari dal quale ognuno prende il nome.

La chiesa che conserva bellezze autentiche nonostante i crolli

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Sul luogo d’origine della Chiesa di San Cataldo, poco fuori dal centro abitato e accanto al torrente Vallone, oggi è possibile visitare la Chiesa e il convento di San Francesco dei Frati Minori, il complesso religioso più rilevante dell’est Irpinia. La costruzione attuale è reduce dei numerosi crolli dovuti ai terremoti nel corso dei secoli: dopo il sisma del 1456, del 1703 e infine del 1930, la struttura attuale presenta non solo elementi immutati dell’originale, ma ha avuto anche modo di ampliarsi grazie alle ricostruzioni della stessa. Oggi il convento, costruito nella metà del XVI secolo, si articola su due piani: uno inferiore dove sono collocati la cucina e i laboratori in cui si lavora la lana, e quello superiore che ospita le camere dei frati. All’interno della chiesa troviamo elementi che si sono conservati nel tempo, come un prezioso coro ligneo in noce di grande interesse e importanza artistica, realizzato da un anonimo frate che presumibilmente utilizzò parti di un coro molto più antico. Appartengono agli elementi conservati nel tempo un dipinto del XVII raffigurante San Gerolamo; un altare marmoreo; una tela appartenente al XVI o XVII secolo raffigurante San Francesco in estasi fra due angeli, oggi attribuibile alla scuola napoletana del Seicento, poiché sono stati notati sensibili riflessi riconducibili a insegnamenti del Caravaggio, o al Guarini; e infine, due statue lignee ottocentesche: la prima dell’Immacolata Concezione costruita a Campobasso intorno al 1600 e l’altra, risalente al 1704, che riproduce l’Incoronata di Foggia.

Come arrivare e cosa assaporare a Zungoli

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Zungoli non dispone di una stazione ferroviaria, ma è servita dalla principale azienda di trasporti pubblici in Irpinia (A.IR.) che garantisce corse giornaliere (esclusi i giorni festivi). Distante da Avellino circa 61km, da Benevento circa 50km, e da Foggia circa 67km, potrai visitarla per assaporare prodotti agroalimentari tipici della zona, dell’Irpinia e della comunità montana dell’Ufita, come il caciocavallo podolico, il caciomolara ossia formaggio stagionato all’interno delle grotte, e svariate altre tipologie di formaggi, salumi o un qualsiasi altro pasto condito da olio extravergine di oliva Irpina DOP proveniente dalle colline circostanti. Oltre al periodo estivo nel quale la città si illumina grazie agli eventi che valorizzano il luogo e la festa dedicata a Sant’Anna, patrono della città, Zungoli, facendo parte dei borghi più belli d’Italia, aderisce ad iniziative provenienti dall’associazione omonima che contribuisce a salvaguardare, conservare e rivitalizzare piccoli nuclei che, trovandosi al di fuori dei principali circuiti turistici, rischiano, nonostante il grande valore, di essere dimenticati con conseguente degrado, spopolamento e abbandono.

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