Terlizzi profuma dei mille colori dei suoi fiori. Qui davvero è sempre primavera. E anche quando non lo è i fiori continuano a farne un grande prato, simbolo di una Puglia che l’inventiva e la fatica dell’uomo hanno strappato alle pietre.

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Terlizzi regno di fiori coltivati

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A Terlizzi sono oltre quattrocento le aziende e sei milioni i metri quadrati coltivati. E se non sono garofani, sono rose; se non sono mimose, sono ginestre. E se non sono fiori, sono piante. Comprese le originali piante lillipuziane in bottiglie di vetro che sembrano un sortilegio della natura. E se infine non sono fiori né piante, è ceramica, l’altro tocco d’arte di questa cittadina di quasi 30 mila abitanti a trenta chilometri da Bari.

Non fosse per il documento di un notaio, poco sapremmo della storia di Terlizzi, oltre mille anni fa. Secondo tale documento tra il 778 e il 797, il governatore dei Longobardi dona all’abbazia di Montecassino alcuni suoi possedimenti, fra i quali un casale dal nome che somiglia molto a Terlizzi. Poi, con i normanni, Terlizzi diventa feudale e nel 1073 il conte Amico ne fa una fortezza, col che Terlizzi è promossa a castellum e quindi a civitas.

Ed eccole allora le case nelle viuzze a raggiera che finiscono tutte verso la cattedrale di San Michele Arcangelo, è una sinfonia di archi, piazzette, bianche pareti, stemmi, balconcini e lampioni.

Chiese di Terlizzi, formidabile polo attrattivo per i pellegrini

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Gli abitanti sono molto devoti alla Madonna di Sovereto, patrona della città. Icona trovata poco dopo l’anno mille in una grotticella pochi chilometri fuori dall’abitato. Nella festa patronale di agosto, l’icona viene condotta in processione su una maestosa macchina da festa , stili barocco e rinascimento in cartapesta e legno, e luci a non finire. Sospinta a braccia da una sessantina di fedeli, sotto la guida di cinque timonieri. Uno spettacolo, Sovereto. Ma di chiesa in chiesa, ecco Santa Maria La Nova, scrigno di opere d’arte, la cui nascita risale ai primi del 1500. Sant’Anna delle Clarisse, per la comunità di monache delle quali in sacrestie restano la ruota e il grande focolare. La serena e francescana Santa Maria delle Grazie. La chiesa del Purgatorio, con la famosa natività. 

Del passato di Terlizzi restano importanti edifici civili e religiosi

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Tuttavia Terlizzi non si affida soltanto alle chiese, perché questa è città di sopraffini palazzi signorili, che una guida a cura del comune definisce simboli della borghesia sette-ottocentesca, ancora campeggiano alti e robusti sotto la vista alta della torre dell’Orologio, che con i suoi 31 metri domina un centro storico fra i più belli di Puglia. Ricco di architetture longeve ma al loro tempo immagine di un potere e di una ricchezza che Terlizzi conserva nel carattere niente affatto dimesso della sua gente. Ancorché gente in buona misura legata alla terra, ai suoi prodotti, alle sue leggi, ai suoi ritmi.

Il Museo delle tradizioni popolari ne conserva strumenti ed epopea. E certo, accanto a quella dei signori, bisognerebbe un giorno raccontare la storia degli umili, senza dei quali non ci sarebbe stata storia neanche a Terlizzi. E chissà quale storia celano i menhir, quei blocchi di pietra verticali conficcati nella terra come denti nelle gengive, forse monumenti funerari, forse altari al sole? Di sicuro una enigmatica attrattiva: che altro volere di più da Terlizzi?


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