Alessandria, città e provincia del Piemonte, sorge nella pianura formata dai fiumi Tanaro e Bormida: è una terra dalle multiformi espressioni culturali. I vini e il cibo diventano cultura e anche arte, vestendosi di storia e storie molto interessanti sia per il residente che per il turista.

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Alessandria, città storica del Piemonte

Alessandria ricopre un diversificato patrimonio storico, artistico, dai contenuti profondi e radicati nel territorio e nella cultura popolare, spesso definito come un mosaico, fatto di tanti tasselli, singolarmente bellissimi che generano un impareggiabile disegno complessivo del territorio.

Il motto della città, come riportato dallo Stemma comunale, è "Deprimit elatos, levat Alexandria stratos", ovvero, “Alessandria umilia i superbi ed esalta gli umili”.


Enogastronomia in Piemonte

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Il Piemonte è una terra di ottimi vini e di buon cibo preparato secondo le tradizioni popolari, che può soddisfare ogni tipo di palato. I buongustai da queste parti non rimarranno mai delusi.

La ricette della cucina alessandrina fanno parte della tradizione popolare del Monferrato, ma hanno anche tanti punti in comune con la cucina ligure e la cucina provenzale.

Gli ingredienti base sono soprattutto carne, vino rosso come il Barbera o il Barolo, usato per cuocere o per accompagnare sostanziosi piatti. Ma anche dolci al cucchiaio come il bonet, dolci street food come la focaccia dolce o i lacabon, antipasti misti di affettati e insalata russa.

Alessandria a tavola

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Nalla provincia di Alessandra, si può assaporare il gusto delicato degli gnocchi di ricotta ed erbette inventati dai contadini che per produrli, in primavera, utilizzavano la ricotta migliore dell’anno.

Bietole, spinaci, ortica, erbette di campo. Tutto concorre alla creazione dei rabatòn, il piatto vegetariano di umili origini oggi considerato raffinato e protagonista dei Comuni detti della Fraschetta.

A Litta Parodi, paese di mille anime a sud est di Alessandria, i rabatòn, il cui nome deriva da da “rabatare”, arrotolare in piemontese, sono il piatto tipico dal 1981 e dal 1999 sono tutelati dalla “Confraternita du rabatòn” di Litta Parodi, che ne rivendica la paternità.

I rabatòn sono nati grazie alla transumanza: nel viaggio verso casa dopo il pascolo, si fermavano nei Comuni della Fraschetta per fare spesa. In cambio del pane e di altri alimenti barattavano ricotta ed erbe selvatiche, che le massaie mescolavano con il classico mix di ingredienti utili agli impasti: uova, pane bagnato e pangrattato. Ogni primo weekend di settembre da un ventennio sono protagonisti di una sagra che attira in paese centinaia di estimatori. Secondo la confraternita non c’è nessun ingrediente segreto ma nessuno in altre sagre riesce a prepararla come a Litta, in porzione rigorosamente da sette pezzi.

Piatto tipico della cucina tradizionale piemontese è il Pollo alla Marengo, che è ricco di ingrediente perchè composto da gamberi, funghi e uova fritte.

Si narra che questo piatto fu preparato per la prima volta dopo una delle più importanti battaglie di Napoleone, la Battaglia di Marengo (Alessandria) combattuta il 14 giugno del 1800 e sembra che da allora Napoleone lo richiedesse per suggellare ogni sua vittoria.

Nato dal caso, per mancanza di ingredienti, il pollo alla Marengo è, oggi una ricetta tradizionale alessandrina da non perdere.

Fra i dolci di Alessandria il più caratteristico è sicuramente il Lacabòn di Santa Lucia.

Questo è tipico della festa di Santa Lucia del 13 dicembre, che è una festa molto sentita dagli alessandrini.

Per l’occasione, la città si veste a festa con luci, profumi, colori che creano l’atmosfera che ha caratterizzato le vite dei cittadini di Alessandria, dall’infanzia alla vecchiaia, e continua a farlo ormai da generazioni.

Si tratta di bastoncini di caramello induriti, fatti con miele e zucchero e venduti avvolti in carta oleata bianca. Un dolcetto da gustare in strada, che piace tanto a grandi e bambini.

I Vini: Barbera, Grignolino, Albarossa e Freisa

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La grande forza del Piemonte è insita nella eterogeneità del territorio: le varie zone di produzione differiscono in modo significativo tra loro, donando una tipicità unica ai vini piemontesi.

La Barbera è il vitigno a bacca nera più coltivato in Piemonte, in particolar modo ad Asti e Alessandria. Secondo quanto appreso pare che il noto Ampelografo, Giorgio Gallesio nella sua “Pomona Italiana” parla del Barbera come di “Vitis Vinifera Montisferratensis”.

Soltanto nel 1700 la Barbera comincia ad espandersi in Astesana, Monferrato, Alessandrino, Tortonese, Vercellese e Novarese e nel 1798 è entrato a far parte dell’elenco dei vitigni piemontesi.

Questo vino è molto piacevole da bere per la sua aromaticità e intensità. Ha quel tanto di spezie da renderlo molto intrigante al punto giusto. Possiede un’acidità elevata tanto che viene considerato una dei vitigni più acidi, nonostante cresca in luoghi con clima caldo e secco. In particolare la Barbera di Monferrato è quella più beverina con ciliegie in evidenza e con un’acidità piuttosto concentrata.

La Barbera è possibile abbinarla a varie pietanze: da un aperitivo a piatti più elaborati come ad esempio, vitello tonnato, risotto al tartufo e selvaggina, in quanto è un vino che esalta il sapore ancora più deciso del piatto in sé.

“Qualcosa da bere”, in Monferrato, vuol dire un bel calice di vino rosso. Uno dei più caratteristici è il Grignolino, un vino tipico dell’astigiano e del Monferrato particolarmente ricco di profumi. Il Grignolino è da sempre apprezzato e bevuto come vino di alta qualità spesso riservato alla classi più abbienti. Gallesio lo cita come “un vino nero-chiaro sciolto e di forza mediocre che non dà alla testa ed è diuretico”. “È, in effetti, il vino da tavola di tutte le persone agiate”.

I suoi colori variano dal rubino al granato, sempre lucente e ricco di fascino. I profumi derivano dalla tipicità del vitigno e dagli anni trascorsi dalla vendemmia e spaziavano dai piccoli frutti, amarena, ciliegia, ribes rosso e lampone ai sentori di rosa o iris, talvolta appassiti, alla grafite, al confetto, all’erba fresca fino a comprendere sensazioni agrumate riconducibili al chinotto o alle scorze di arancia. Molto interessante, a volte, la presenza di un’elegante nota ematica e le sensazioni speziate riconducibili al pepe o ai chiodi di garofano.

L’Albarossa è un vitigno autoctono piemontese che si trova in provincia di Alessandria di Asti e di Cuneo, in particolare nell’Acquese e nella zona dell’Astigiano Nord.

Questo vitigno fu “inventato” nel 1938 dal professor Dalmasso che incrociò il Nebbiolo di Dronero con il Barbera. Il nome è semplice: Albarossa. Ma quello che in esso è racchiuso è tanto.

Il professore Giovanni Dalmasso, uno dei più autorevoli ampelografi che l'Italia abbia mai avuto, realizzò una serie di incroci varietali che vennero archiviati in una collezione viticola della regione Piemonte e mai messi a dimora. Una cinquantina di anni dopo, però, il professore Mannini del Cnr di Torino, decise di studiare da vicino questi incroci, impiantandoli nella Tenuta Cannona, centro sperimentale vitivinicolo della regione Piemonte. Tra questi c'era, appunto, l'Albarossa, un vitigno a bacca nera ottenuto dall'incrocio di 'mamma” Barbera e “papà” Nebbiolo.

Il risultato è un vino dal colore rosso rubino con sfumature violacee, dotato di un bouquet intenso e complesso, in cui prevalgono le sensazioni fruttate su quelle floreali ed alle quali si aggiunge una componente speziata, il tabacco, di gusto caldo grazie all'elevato tenore in alcol e glicerina, mai spento per la sua giusta acidità, ben strutturato, armonico e vellutato, di elevata pienezza e persistenza gustativa.

L’Azienda Sperimentale Tenuta Cannona e il Centro di Miglioramento Genetico di Biologia della Vite (CVT) di Torino hanno eseguito molti studi su questo vitigno grazie ai quali questo vitigno è stato introdotto nel 2000 tra le varietà di uva raccomandate del Piemonte.

Infine il Monferrato Freisa è un vino DOC la cui produzione è consentita nelle province di Alessandria e Asti. Nasce da una espressione in purezza di quello che è uno dei suoi tanti vitigni autoctoni a bacca rossa, che nel territorio di Monferrato riesce a generare eleganti vini.i Il vitigno freisa ha attecchito soltanto, nel Monferrato, e principalmente in quello che viene indicato come Basso Monferrato. Ha compiuto ben 500 anni e ben si abbina ad antipasti regionali a base di carni, in particolare alla griglia, salumi poco stagionati e formaggi conditi. Per il Freisa dolce si affianca a biscotti e dolci secchi, ideale per torte a base di farina di granoturco e quelle di castagne.

Il Castello di Uviglie

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Una testimonianza perfetta di storia ed enogastronomia in provincia di Alessandria è Il Castello di Uviglie. Esattamente nel comune di Rosignano Monferrato, su una dolce collina dalla cui sommità si può ammirare uno dei panorami più belli del Piemonte, si erge il Castello di Uviglie, i cui primi cenni storici risalgono alla seconda metà del XIII secolo.

ll castello, trasformato nel tempo in nobile dimora di villeggiatura, offre ampi saloni affrescati che si affacciano sulla porzione pensile di “Giardino all’Italiana”, ed è un rinomato produttore di vini di alta qualità.

Degne di nota, infatti, sono le grandiose cantine situate al di sotto dei saloni dell'ala nobile del castello, che perpetuano una tradizione vitivinicola ininterrotta risalente al 1491 e conservano una apprezzabile collezione privata di bottiglie, insieme ad antiche botti e a una serie di strumenti da mastro bottaio.

Da visitare è Il parco del castello è prevalentemente di impostazione romantica, designato dalla Regione Piemonte “Giardino storico di interesse botanico”.

Il parco contiene essenze tipiche del nostro clima e provenienti anche da Asia e America, ospita la cappella di Sant'Eusebio con la cripta dei conti Pico Gonzaga e offre ampie vedute panoramiche sul territorio circostante.

Forte di una tradizione agricola antica oltre mezzo millennio, oggi il Castello di Uviglie, di proprietà della Famiglia Bonzano, rappresenta una dinamica e moderna realtà vitivinicola, che conta una superficie di ben 120 ettari in totale.

Tra i filari, con un’età media che si attesta sui vent’anni, le viti allevate a guyot, crescono su terreni composti da marna e argilla, curate con rigore e meticolosità secondo le norme agronomiche convenzionali, ma allo stesso tempo senza mai fare ricorso al chimico, rispettando al massimo la natura e quello che è l’equilibrio di ambiente ed ecosistema.

In fase di vinificazione, dopo un’accurata selezione, le uve sono lavorate e interpretate esaltando e valorizzando al massimo tutto ciò che la stagione e il territorio sono stati capaci di esprimere nei grappoli.

Nella cantina dotata delle più moderne tecnologie, vengono prodotti vini che rimangono fedelmente e saldamente ancorati alla tipicità del luogo e ai metodi tradizionali.

Castello di Uviglie punta, in particolare, sui vitigni autoctoni del Monferrato, dalle colline più alte di Rosignano, valorizzando le rinomate produzioni di Barbera, Grignolino, Albarossa e Freisa: tutti vini di carattere, piacevoli e puntuali, e di eccellente qualità. Vini che rappresentano il frutto di una grande passione, e di un amore incondizionato per il territorio e la terra.

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