Lecce è spesso definita anche come la Capitale del Barocco. Corrente artistica nasce a Roma nel XVII sec. e si diffonde in Spagna per tornare in Italia meridionale attraverso Napoli. A Lecce assume caratteristiche così particolari da dover parlare di Barocco Leccese. Si esprime in molti edifici pubblici e privati, ma è nelle chiese che raggiunge il suo apice.

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Il Duomo

Sito in un Piazza Duomo, uno dei pochi esempi di piazza chiusa in Italia, la Cattedrale di Santa Maria dell’Assunta rappresenta forse lo scorcio più caratteristico di Lecce. Voluto per sostituire la preesistente chiesa medievale, il Duomo viene ultimato nel 1670 ad opera dell’architetto Giuseppe Zimbalo. Ciò che si nota immediatamente è che la sontuosa facciata da cui si accede all’interno è in realtà posta su una parete laterale della chiesa. L’ingresso principale è nascosto alla vista di chi entra nella Piazza. Ma la concezione barocca dell’arte e dell’horror vacui, non poteva permettere di accogliere i fedeli con una parete spoglia. Così è stata creata appositamente questa decoratissima quinta, ricca di statue, capitelli e fregi. Il campanile attiguo, alto 70 metri e costruito su 5 piani, è uno dei simboli più riconoscibili della città.    

Santa Croce

Santa Croce

La basilica di Santa Croce è senza dubbio il fiore all’occhiello del barocco leccese. La storia della sua costruzione è lunga tre secoli ed il suo costo totale è quasi incalcolabile. Nel XIV secolo era già stato fondato un monastero (che oggi è il palazzo della Provincia), così si decise di affiancargli una nuova chiesa. Nel 1510 vennero cacciati gli ebrei che occupavano l’area, per far posto alla costruzione. L’interno custodisce le reliquie della Croce (cui è intitolata la basilica) ed ospita alcuni degli altari più belli della Puglia. Come quello dedicato a San Francesco da Paola e quello a Sant’Oronzo, con una delle iscrizioni più antiche in dialetto salentino. La facciata è uno spettacolo inebriante per gli occhi. Statue, animali mitologici, figure antropomorfe e decorazioni vegetali occupano e vivacizzano l’intera superficie. Dopo il lungo restauro appena ultimato si possono finalmente scoprire alcuni segreti nascosti. Tra le foglie che ornano il grande rosone ad esempio, sulla sinistra si può intravedere il profilo di uno dei principali architetti che lavorarono al progetto, Cesare Penna.

San Matteo

San Matteo

Le chiese barocche di Lecce sono veramente molte e, tra le meno conosciute, quella di San Matteo merita un po’ di attenzione. L’esterno infatti presenta una particolarità davvero unica, cioè un gioco di linee curve tra pieni e vuoti. Basta osservare la facciata, è ripartita su due ordini. Quello superiore segue un andamento concavo e quello inferiore al contrario è convesso. Allo stesso tempo le superfici al livello più basso sono movimentate con una decorazione “a squame” o a punta di diamante, mentre risultano più levigate nell’ordine superiore. La chiesa si trova lungo una strada del centro storico piuttosto stretta, quindi non è visibile da grandi distanze. Ciò costringe ad osservarla da molto vicino, con vista dal basso, il che amplifica notevolmente l’imponenza dell’edificio ed i suoi giochi curvilinei.

Santa Chiara

Santa Chiara

In Piazza Santa Chiara, uno dei cuori della movida leccese nel centro storico, si erge la Chiesa di Santa Chiara. A prima vista la facciata darà l’impressione di osservare l’ennesimo edificio barocco di Lecce, pieno di decorazioni, colonne, paraste e coi classici colori della pietra leccese. Anche l’interno a pianta ottagonale, ricco di altari sontuosi con colonne tortili e foglie dorate potrà ricordarne diversi altri. Ma qui ogni chiesa ha la sua chicca nascosta. Già osservandone la sommità dall’esterno si nota infatti che l’edificio sembra non completato, quasi troncato di netto. La reale motivazione è che il soffitto è realizzato interamente in cartapesta. Lecce vanta infatti un’antichissima tradizione di maestri cartapestai, tutt’ora in grande attività e che già dal ‘500 venivano convocati fino in Inghilterra. La fragilità del soffitto quindi non permette di elevare ulteriormente la chiesa e richiede una manutenzione costante.  

Sant’Irene

Prima che Sant’Oronzo, come vuole la tradizione, proteggesse i leccesi dalla peste del ‘600, la patrona della città era Sant’Irene. Lo si legge chiaramente anche sulla facciata di quella che era un tempo la chiesa più importante della città. Viene costruita ispirandosi alla basilica di Sant’Andrea della Valle a Roma, poiché l’architetto era lo stesso, Francesco Grimaldi. All’edifico è annesso il monastero dei Teatini, nel cui bellissimo chiostro si tengono dei mercatini. L’interno è una vera e propria pinacoteca, con dipinti eccezionali di artisti del calibro di Antonio Verrio, pittore leccese tra i più grandi del periodo barocco, molto attivo nelle corti di Francia e Inghilterra.  

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