In una società in cui le persone hanno rinunciato alla propria corporeità per dissolversi in un oceano d’immagini digitali, la pandemia ci ha resi ancor più consapevoli delle nostre fragilità. Esploriamo insieme la mostra Corpus Domini.

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Negli ultimi decenni la società umana ha visto una rapida evoluzione verso un mondo impalpabile fatto di schermi, monitor, avatar e realtà aumentate: abbiamo rinunciato ai nostri corpi per navigare verso un futuro onirico e astratto che ci ha portati a mettere in discussione non solo la definizione di cosa sia o non sia reale ma anche l’idea stessa di persona. Da queste riflessioni nasce la mostra Corpus Domini, allestita negli splendidi saloni di Palazzo Reale a Milano: un percorso di grande profondità artistica, filosofica e sociologica che ci farà scoprire la trasformazione avvenuta negli ultimi cinquant’anni. Un percorso tematico che parte dalla percezione carnale del corpo umano - la Body art – e si sposta verso l’iperrealismo per giungere infine all’epoca di pandemia che stiamo vivendo e che ha rimesso al centro dell’attenzione il corpo umano come entità indifesa e fragile.

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Milano e Palazzo Reale omaggiano Lea Vergine

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Da decenni Palazzo Reale a Milano è la sede espositiva di alcune tra le più importanti mostre artistiche d’Europa: spesso questi eventi sono stati lo specchio d’importanti cambiamenti nella società, di trasformazioni profonde rappresentate attraverso il potente strumento dell’arte.

La mostra Corpus Domini: dal corpo glorioso alle rovine dell’anima è stata pensata proprio a questo scopo, come testimonianza artistica di un profondo cambiamento che sta avvenendo nella nostra società, nella percezione dei nostri corpi e nelle nostre anime.

L’esposizione è stata creata come omaggio a una delle più grandi artiste della Body Art, Lea Vergine, scomparsa un anno fa: fu la grande artista stessa a scegliere come curatrice Francesca Alfano Miglietti affinché desse vita a questo grande progetto che comprende, oltre alle opere di Lea Vergine, anche i lavori di altri 34 artisti.

La città di Milano decide d’investire sugli strumenti potenti dell’arte per affrontare insieme il difficile momento che stiamo vivendo e, grazie alla mostra Corpus Domini, si riconferma come città all’avanguardia per la pluralità di linguaggi stilisti e figurativi e per il dibattito pubblico si temi attuali.

La mostra, gli artisti, le opere

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Corpus Domini: dal corpo glorioso alle rovine dell’anima è la mostra che si terrà a Palazzo Reale a Milano dal 27 ottobre al 30 gennaio 2022. Potrete ammirare ben 111 opere tra istallazioni, sculture, disegni, dipinti, videoinstallazioni e fotografie create da 34 artisti di fama internazionale, alcune delle quali esposte in Italia per la prima volta.

Le opere in esposizione sono state messe a disposizione sia dagli artisti stessi, che dai musei, dalle fondazioni, archivi, gallerie private e collezionisti: un impressionante numero di entità che hanno collaborato a creare questa mostra che si propone di ripensare per la prima volta al concetto di umanità dopo il traumatico avvento del Covid19.

All’interno di Palazzo Reale troverete esposte le opere di artisti internazionali di grande fama come Janine Antoni, Joseph Beuys, Gino de Dominicis, Antony Gormley, Charles LeDray e molti altri ancora. Una sezione particolare riguarda Lea Vergine: in questa stanza poterete ammirare le sue opere, libri, documenti e fotografie che testimoniano l’importanza delle sue ricerche nel campo della Body Art che l’hanno resa un punto di riferimento per tutte le narrazioni relative alla percezione del corpo umano.

Per l’occasione sarà pubblicato un catalogo illustrato bilingue (italiano e inglese) a cura di Marsilio Editori che conterrà oltre ad un’antologia di immagini della mostra anche un saggio della curatrice Francesca Alfano Miglietti.

Corpus Domini: Il concept della mostra

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Il titolo della mostra vuole denunciare la scomparsa del “corpo Vero” in favore di quello che potremmo definire come “copro dello Spettacolo”: il corpo umano passa dall’essere glorioso – ribelle, carnale, fisico, autentico – ad essere vuoto, perfetto nelle forme richieste dal mondo contemporaneo ma omologato e in rovina interiormente.

La nostra fisicità si dissolve in agglomerati più vasti, in categorie che ci privano della nostra identità, siamo i corpi dell’esodo, corpi lavoro, moltitudini silenziose.

“Il confine tra reale e immaginario è sempre meno riconoscibile, tanto da assorbire la realtà dentro uno schermo, come dimostra l’ossessiva presenza degli schermi nella nostra vita: schermi piatti delle televisioni e dei computer, dei videogiochi, degli smartphone.” afferma la curatrice, che prosegue: “Lo schermo annulla la distanza tra lo spettatore e la scena, lo invita a immergersi dentro, gli offre una realtà a portata di mano, ma su cui la mano non ha alcuna presa.”

La mostra vuole mostrare il cambiamento avvenuto negli ultimi cinquant’anni del Novecento fino ad oggi della percezione del corpo umano che attraversa una prima fase di esibizione esasperata, per proseguire con una sottrazione degli elementi distintivi che ci rendono gli uni diversi dagli altri, per arrivare all’omologazione e all’invisibilità.

La nostra epoca mette in risalto due tipi di corporeità ben distinte: il primo che è prodotto dal mondo dello spettacolo e ci vuole perfetti, giovani, snelli, sani, non fumatori e senza rughe e peli, il secondo modello è quello invisibile delle persone fuori dal mondo degli schermi, svanite in simboli di categorie e masse indistinte come valigie, abiti, biciclette, strumenti di lavoro, masse di malati e disoccupati.

Mentre la mostra Corpus Domini stava prendendo forma il mondo è stato colpito dalla pandemia così che il concept ha assunto anche un nuovo significato: il corpo umano è tornato al centro dell’attenzione nella sua forma più carnale ma anziché essere glorioso è un corpo, fragile e indifeso, attaccato da piccole particelle invisibili infettive.

Sogna una carne sintetica Nuovi attributi e un microchip emozionale Occhi bionici, più adrenalina Sensori e cibernetica neurale

Aurora Sogna, testo di una canzone dei Subsonica

Dalla Body Art…

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Corpus Domini: dal corpo glorioso alle rovine dell’anima è un percorso che accompagna il visitatore attraverso le tendenze dall’arte di fine Novecento e inizio Duemila e che analizza lo storico cambiamento di paradigma dalla Body Art all’Iperrealismo.

I cambiamenti storici e sociali che colpirono il mondo negli anni Sessanta hanno portato l’umanità verso una profonda analisi del sé, del valore della propria identità in un mondo che si stava prepotentemente schiudendo alla conoscenza e stava abbattendo muri e confini.

Il movimento della Body Art esplose In Europa e in California sia nella sua versione più discreta che coinvolgeva soprattutto mezzi di riproduzione meccanica come video, film e fotografia, sia nella sua variante più estrema che è la performance.

I protagonisti della Body Art erano ribelli, coinvolti dal dibattito politico, distruttori di tabù, desiderosi di mostrare al mondo le loro ferite e il loro dolore.

Marc Sijan è uno scultore statunitense di origine serba che vuole far riscoprire lo stupore e la meraviglia nel guardare dei corpi che non rappresentano più la bellezza classica, bensì l’estetica della società in cui viviamo. Corpi corpulenti, tatuati e senili, corpi del lavoro, domestici, umili e palestrati, sono gli esseri umani che Marc Sijan racconta. In mostra le sue opere sono due guardie del corpo a grandezza naturale vestite con una divisa che conferisce uno sguardo più familiare, ma allo stesso tempo mette al centro dell’attenzione dello spettatore figure umane che, viste nei contesti di tutti i giorni, non riceverebbero lo stesso sguardo.

Lo schermo televisivo, ormai, è il vero unico occhio dell'uomo. Ne consegue che lo schermo televisivo fa ormai parte della struttura fisica del cervello umano. Ne consegue che quello che appare sul nostro schermo televisivo emerge come una cruda esperienza per noi che guardiamo. Ne consegue che la televisione è la realtà e che la realtà è meno della televisione

“Videodrome” film del regista D.Cronemberg

…all’iperrealismo.

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Con il passaggio all’iperrealismo la carnalità diventa uno sbiadito ricordo, il corpo umano ora viene evocato solo attraverso gli oggetti che lo definiscono. Il confine tra ciò che è reale e ciò che è immaginario si fa sempre più debole tanto che la realtà viene assorbita dagli schermi – dei computer, dei videogiochi, dei televisori, degli smartphone, dei dispositivi che riconoscono le nostre impronte digitali, che ci chiamano per nome, che ci riconoscono e con cui possiamo interagire.

Come afferma Jean Baudrillard quella che stiamo vivendo è una “fase video” della realtà, il sangue dell’uomo è stato sostituito con la “linfa bianca” dei media. L’accelerazione vertiginosa dei processi comunicativi, l’avvento dei social e le metamorfosi politico-economiche ci hanno strappato quel corpo reale che pensavamo di conoscere.

Le videoinstallazioni di Michal Rovner sono disegni mobili in cui l’essere umano, nella sua indistinguibilità, viene descritto come un piccolo elemento nell’insieme del mondo, privato della sua identità, politica e sociale, privato della sua fisicità e delle sue peculiarità. I deserti mobili di uomini e donne, che si perdono tra le trame del mondo, cancellano anche le ideologie e rendono gli individui alienati ma uguali, senza confini.

Hashtag Ufficiale: #mostracorpusdomini

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